E’ un periodo davvero interessante, che fa rima con importante, per i programmi di volo spaziale, in continua espansione con una prospettivi di umana colonizzazione per lo spazio che trasformino la specie umana in una sorta di specie multiplanetaria. James Webb ci sta regalando grandi novità su Giove, ma non c’è dubbio che, al netto di Elon Musk, è Marte l’oggetto del desiderio.
Per aprire il sistema solare all’esplorazione e alla colonizzazione umana, diverse missioni spaziali in corso e pianificate hanno come obiettivo la Luna e Marte. Gli obiettivi variano dalla pura ricerca scientifica allo sviluppo delle tecnologie necessarie per vivere e lavorare in un altro mondo.
Un punto di riferimento è la missione Artemis III della NASA, che prevede lo sbarco umano sulla superficie della Luna nel 2024. Il ritorno sulla luna, però, è un punto di partenza per l’ambizioso piano, inviare i primi astronauti su Marte.
Focus sui plasmi: alla conquista di Marte
Importante, in tal senso, il nuovo metodo per produrre ossigeno, figlio di uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Applied Physics secondo cui ci sarebbe un netto miglioramento rispetto alla metodologia dell’esperimento Moxie. Focus sui plasmi, principali protagonisti di una vera e propria rivoluzione per rendere Marte adatto alla specie umana.
Convertendo diverse molecole direttamente dall’atmosfera marziana, i plasmi possono creare la materia prima necessaria e le sostanze chimiche di base per elaborare combustibili, respirare ossigeno, materiali da costruzione e fertilizzanti.
Diverse sorgenti di plasma operano secondo principi diversi e sono associate a distinti meccanismi fisico-chimici dominanti.
Questa diversità consente di esplorare diversi percorsi di trasferimento di energia che portano alla produzione di CO2. L’accoppiamento dei plasmi con le membrane è ancora una tecnologia in fase di sviluppo, ma si prevede un effetto sinergico tra la decomposizione del plasma e la permeazione dell’ossigeno attraverso le membrane conduttrici.
La tecnologia emergente è versatile, scalabile e ha il potenziale per fornire elevati tassi di produzione di molecole per chilogrammo di strumentazione inviata nello spazio. Pertanto, giocherà probabilmente un ruolo molto rilevante nelle future strategie ISRU.
Secondo il report, l’utilizzo delle risorse in situ (ISRU) è fondamentale in questo sforzo. Sfruttare le risorse nel sito di esplorazione invece di portarle dalla Terra aumenta l’autosufficienza delle basi spaziali e delle missioni e riduce la logistica, le spese e i rischi per l’equipaggio.
Il componente principale dell’atmosfera marziana è l’anidride carbonica (95,9%), con percentuali minori di Ar (1,9%), N2 (1,9%) e altri gas. L’abbondante CO2 potrebbe essere convertito direttamente dall’atmosfera in ossigeno (O2) e monossido di carbonio (CO), per essere raccolti e resi disponibili per respirare e nutrire gli ambienti interni. La conquista di Marte potrebbe partire da qui.