Il prezzo del gas impenna, e sale del del 533% in un anno. Al Tft di Amsterdam le quotazioni raggiungono numeri da record, e si chiudono con 321 euro al Mwh. Nel frattempo si avvicina lo stop di Gazprom.
Preoccupa e non poco il mercato dell’energia. Le tensioni geopolitiche provocate dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, ha portato a un aumento dei costi del gas che potrebbero addirittura innescare una recessione in tutta l’eurozona. Dal canto loro, le imprese parlano chiaro al governo.
L’appello delle aziende gasivore all’esecutivo uscente Draghi conta ben tre punti, e chiede interventi mirati e immediati da garantire e concordare con i partiti in piena campagna elettorale. Pena è lo stop dei settori strategici dell’economia italiana, con le conseguenze che saranno inevitabilmente a carico dei lavoratori. “Servono garanzie pubbliche per il rinnovo delle forniture e un prezzo amministrato almeno per le aziende gasivore”, ha chiosato di recente il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi.
Chiuse a 321 euro al Mwh le quotazioni del gas
Del resto, i numeri sono davanti agli occhi di tutti. Ormai è una settimana che le quotazioni del gas naturale al Ttf di Amsterdam, il mercato di riferimento europeo, segnano cifre da record. Nelle scorse ore si sono chiuse a 321 euro al Mwh, ovvero il 533,8% in più in un anno. Salendo del 47,6% in una sola settimana, si tratta del 309,3% in più da inizio giugno 2022.
Un primo superamento della soglia dei 300 euro si era già registrato il 7 marzo, pochissimi giorni dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Un quadro che invece di migliorare si è ulteriormente aggravato, a causa dell’inflazione che ha ampliato gli effetti della crisi energetica e del taglio delle forniture russe. Basti pensare allo stop di quattro giorni (dal 31 agosto al 2 settembre) indetto da Gazprom a causa di una manutenzione a un compressore del Nord Stream. Gasdotto rifornisce energeticamente l’Europa e che lavora ormai da settimane solo al 20% delle capacità – sempre a seguito di altri lavori di manutenzione.
L’obiettivo di tutti i membri dell’eurozona, ovviamente, è quello di rendersi il più indipendenti possibili dal gas russo, ed è su questo punto i paesi stanno lavorando strategicamente insieme. Il piano di riduzione varato dal Consiglio europeo è stato avviato ormai due settimane fa, e già prevede un taglio fino al 15%. Ma per quanta riguarda lo scenario italiano, il nostro paese ha ridotto al momento le riduzioni del 7%. Il ministro della Transizione Energetica, Roberto Cingolani, ha presentato un piano nazionale per il risparmio energetico fatto di risparmi e approvvigionamenti alternativi: lo scopo è quello di ottenere un risparmio di 2,5 miliardi di metri cubi di gas. Mentre per il rimpiazzo dei 30 miliardi provenienti dalla Russia, si guarda agli accordi stipulati recentemente con i paesi africani.