I carabinieri non erano intervenuti dopo che il padre di Alberto Scagni aveva dato l’allerta. L’uomo ha poi ucciso la sorella, Alice. Ora c’è un’inchiesta per omissione di atti di ufficio.
L’ultima chiamata al padre aveva fatto scattare l’allerta al 112, ma non vi fu alcun intervento. Alberto Scagni, 42 anni, aveva fatto una delirante chiamata al padre, prima di commettere l’omicidio della sorella Alice, 34 anni.
«Lo sai stasera dove sono Gianluca e tua figlia? Se non trovo i soldi sul conto tra 5 minuti, lo sai dove ca… sono?», aveva detto Alberto a suo padre. Era il 1° maggio 2022. Qualche ora più tardi, Alberto si recherà sotto l’abitazione della sorella Alice, sposata con un figlio di 1 anno, la convincerà a scendere sotto casa per poi toglierle la vita con una serie di fendenti, 17 per l’esattezza.
Eppure, tra la chiamata delirante a suo padre e l’omicidio, spunta un’altra importante telefonata: quella che i genitori di Alice e Alberto hanno fatto ai carabinieri, chiedendo che intervenissero per fermare il 42enne prima che potesse accadere qualcosa di davvero brutto (e che purtroppo è successo, ndr).
Avrebbero ricevuto una risposta choc, ossia il silenzio, se non addirittura un «Signò, non famola tragica», dal centralino. Da mesi, la famiglia Scagni ha domandato alla Procura di divulgare le chiamate con le richieste di intervento fatte dal padre dei due giovani ai carabinieri. Ecco perché Antonella Zarri, mamma di Alberto e Alice, ha scelto di pubblicare sul profilo “Giustizia per due figli rubati, Alice e Alberto», l’audio della chiamata del figlio ai genitori.
L’ultima prima del tragico delitto. «Oh, allora», si sente urlare Alberto. «I soldi per mangiare, io sono un uomo a differenza di 7 miliardi di persone che stanno sulla terra e respirano l’aria che respiro io e mi fa schifo pensare che respiro la stessa aria». Il 42enne poi insulta e impreca, per poi minacciare la qualunque. «Una tragedia annunciata, in un crescendo durato almeno dieci giorni di pesanti indizi di una follia che stava raggiungendo l’apice in mio figlio. Eppure, nonostante tutte le segnalazioni, abbiamo visto solo inerzia, mancanza di supporto, nessuna azione preventiva per fermarlo», ha continuato la madre.
Sul delitto hanno aperto due inchieste, la prima per omicidio volontario, l’altra per omissione atti d’ufficio, per comprendere se si è sottovalutato il pericolo. La procura ha detto che a indagini concluse gli audio saranno resi pubblici.
«Il giorno in cui Alice è morta ci è stato detto che non c’era neppure una volante disponibile, ma poi c’erano 30 uomini in divisa schierati attorno al suo corpo senza vita, quando tutto era ormai compiuto», ha detto la madre di Alice. Madre che vive un profondo dolore:«Alberto è e sarà per sempre mio figlio, io e suo padre abbiamo assistito impotenti e soli alla sopraffazione della sua malattia, lui e Alice si volevano bene». Nei prossimi giorni si attende l’esito della perizia psichiatrica sul killer, attualmente in carcere.
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