L’impennata del prezzo del gas preoccupa politici e industriali. Da Calenda arriva la proposta di un time out alla campagna elettorale.
Per dare modo al governo di affrontare il caro energie e elettricità. Letta invece invoca un decreto su credito imposta e prezzi.
I forti rincari dei prezzi di gas e elettricità monopolizzano la scena della campagna elettorale. Ieri il prezzo gas è impennato fino a 323 euro per scendere poi ai 315 euro. Ha fatto rumore la proposta di Carlo Calenda di sospendere la campagna elettorale per permettere al governo Draghi di agire contro il caro gas, per “supportare il piano del governo, rigassificatore incluso, e un eventuale scostamento di bilancio”. “La mia proposta è quella di un time out di un giorno alla campagna elettorale, per prendere l’impegno di sostenere il governo Draghi, di incontrarsi tra tutti i leader, anche se dovessimo fare uno scostamento di bilancio” ha detto il leader di Azione al Meeting di Rimini.
Il botta e risposta con Salvini
La proposta di Calenda ha innescato un vivace scambio di battute col leader leghista Matteo Salvini. “Calenda probabilmente dice che bisogna sospendere la campagna elettorale perché sa che ha già perso, prima di cominciare”, ribatte Salvini. Per il segretario del Carroccio per il quale sul prezzo del gas “è l’Europa che deve muoversi, quindi speriamo che l’Europa imponga questo benedetto tetto alle aziende. Intanto però non possiamo aspettare mesi che a Bruxelles si sveglino, se anche in questo caso non si muovono l’Italia non può aspettare”.
“Se fossi nel presidente del Consiglio – spiega Salvini – io convocherei oggi a Roma Eni, Enel, A2a, le aziende produttrici di petrolio e le raffinerie per concordare con loro a livello interno un tetto all’aumento del gas, visto che qualcuno ci sta guadagnando miliardi. Se il gas aumenta, se la luce aumenta, ci sono le aziende che producono e distribuiscono che stanno guadagnando miliardi e miliardi. Mettere un tetto a questi extra guadagni è possibile”.
“La risposta di Salvini che io avrei ‘paura di perdere’ è una risposta da adolescente, da chi non ha mai lavorato un giorno in vita sua fuori dalla politica; e neanche dentro. Io ho passato l’adolescenza da un bel po’… – è la replica di Calenda – Si facesse un giro fra le aziende medie e piccole e fra gli artigiani che una volta votavano Lega e chiedesse qual è la situazione sul punto. Non ho chiesto di sospendere le elezioni! Ho chiesto di fermarci un giorno tutti quanti, per aiutare il governo Draghi a prendere provvedimenti. Se poi Salvini non lo vuol fare e vuole continuare a baciare le mucche e i prosciutti o a girare sulle spiagge, faccia pure. Noi sentiamo il dovere di agire e siamo pronti a farlo, tutti insieme, anche domani”.
Gli interventi di Conte e Letta
Interviene sul tema del caro energia e elettricità anche Giuseppe Conte. Che ha chiesto: “Ma scusate dov’è la responsabilità? Quando lo dicevo perché ero il solo a dirlo? Calenda che faceva? Oggi si sveglia per la campagna elettorale?” dichiara il presidente del M5S al Tg4. “A marzo – fa presente l’ex premier – ebbi uno scontro molto duro a Palazzo Chigi con Draghi, quando dissi che non era il caso di puntare sul riarmo perché c’erano altre emergenze, le altre forze politiche dov’erano? Oggi scoprono che c’è un problema di caro energia?”.
Mentre per il segretario dem Enrico Letta “un decreto legge che raddoppia il credito d’imposta si può fare domattina. Chiediamo a questo governo di farlo, per evitare a tante aziende di chiudere. Credo ci sia un consenso largo in Parlamento. E accanto a questo anche il disaccoppiamento dei costi dell’energia fossile da quella delle rinnovabili. Si può fare, si deve fare prima delle elezioni”, dichiara Letta al Tg2 post.
L’urgenza primaria: il rigassificatore
Malgrado l’ultimo rialzo dei prezzi, in Italia non c’è allarme o – peggio – emergenza gas. Il nostro Paese resta in preallerta. “Il gas c’è, non c’è motivo di pensare a razionamenti”, fa sapere a Adnkronos un autorevole fonte di governo. Il vero problema è il rigassificatore. “Se non se ne realizza almeno uno in tempi stretti, nel 2023 andremo in emergenza”, spiega la fonte. E “soprattutto non potremo affrancarci, come stiamo facendo, dal gas russo. Cinque miliardi di metri cubi di gas resterebbero fuori perché senza un ‘contenitore’ dove poterli accogliere appunto, e questo nonostante gli accordi stretti dal governo per diversificare: sarebbe la beffa più grande”.
Serve altro spazio per accogliere gas liquido, il cosiddetto Gnl. I tubi italiani sono ormai ‘pieni’, saturi. L’esecutivo ha piena consapevolezza di questo fatto. È uno dei crucci di queste ore dove si discute sul pacchetto aiuti per le imprese in arrivo di settembre, dove si farà leva sul credito d’imposta per le aziende in difficoltà. Mentre per quelle energivore, spiega la stessa fonte all’Adnkronos, “ci saranno due pacchetti importanti a prezzi calmierati, uno riguardante il gas e l’altro l’energia elettrica. È tutto quello che si può fare”. In Europa andrà avanti invece la battaglia per arrivare al tetto massimo al prezzo del gas.