In aumento i casi di vaiolo delle scimmie nel nostro Paese. L’ìnfettivologo Matteo Bassetti lancia una proposta contro la malattia.
Nel frattempo è giunta la notizia di una vittima italiana a Cuba. Ma nessun allarme, rassicurano gli esperti.
Sono aumentati i casi confermati di vaiolo delle scimmie in Italia. Secondo l’ultimo conteggio i contagi adesso sono saliti a 714. I casi sono 25 in più rispetto allo scorso venerdì. È quanto emerge dall’ultimo bollettino del ministero della Salute. Tra questi casi, in 190 si sono contagiati in occasione di viaggi all’estero. L’età media delle persone colpite è di 37 anni (con un range che oscilla dai 14 ai 71 anni). Confermata anche la netta prevalenza del sesso maschile: 704 i contagiati uomini contro 10 donne.
Tra le regioni italiane, quella con più casi risulta la Lombardia, con 308 contagi. Seguono il Lazio con 128 casi, l’Emilia Romagna (73) e il Veneto (48). Nessuno caso invece in Calabria, Basilicata, Molise, Umbria e Valle d’Aosta.
Dopo la morte a Cuba di un carabiniere italiano a causa del vaiolo delle scimmie, l’infettivologo Matteo Bassetti ha lanciato la sua proposta: vaccinare subito i giovani uomini omosessuali. “Lo sostengo da maggio che si tratta di una infezione tutt’altro che blanda”, ricorda il direttore della clinica di Malattie infettive del San Martino di Genova. “Quando i numeri crescono così violentemente (siamo a 50.000 casi accertati nel mondo) può succedere che ci siano casi gravi anche mortali. Unico modo per proteggerci – spiega l’esperto – è la prevenzione e vaccinazione da destinare subito a giovani uomini omosessuali tra i 18 e i 45 anni”.
“La notizia del primo decesso tra i cittadini italiani contagiati da vaiolo delle scimmie, un nostro connazionale morto a Cuba, non deve allarmare la popolazione. Salvo casi eccezionali, la malattia decorre in modo benigno, senza complicanze gravi, con la guarigione che sopraggiunge dopo due o tre settimane“. La rassicurazione arriva dal direttore dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia. “A fronte di oltre 42 mila casi notificati in paesi non-endemici, quindi al di fuori dell’Africa centrale e occidentale, i decessi sono stati solo 5, pari a una letalità di 1,2 su 10.000. La malattia interessa oggi solo dei gruppi di popolazione, e abbiamo un vaccino, che è il vaccino antivaioloso di terza generazione (MVA-BN), che ha una elevata capacità di protezione (almeno 85%) dalla malattia”.
“Allo Spallanzani, Centro di Vaccinazione della Regione Lazio, abbiamo già vaccinato più di 500 persone a rischio di contagio di vaiolo delle scimmie e molti altri verranno vaccinati nelle prossime settimane. Sempre nel nostro Istituto stiamo conducendo studi sulla memoria immunologica delle persone a suo tempo vaccinate contro il vaiolo”, spiega Vaia. “I dati preliminari indicano che oltre il 90% delle persone che erano state vaccinate oltre 40 anni fa per il vaiolo, hanno anticorpi che reagiscono con il virus del vaiolo delle scimmie, talora anche in quantità elevata. Questi dati dimostrano che il vaccino antivaioloso è in grado di stimolare una risposta immunitaria forte e duratura, anche a distanza di molti anni”.
“Questa risposta nelle persone a rischio per il vaiolo delle scimmie, può essere richiamata facilmente anche con una singola dose di vaccino. Chi non ha ricevuto la vaccinazione in passato, ed ha comportamenti che lo espongono a rischio di contagio, deve invece effettuare due dosi di vaccino, a distanza di 28 giorni”, aggiunge il direttore dell’ospedale romano.
“Si conferma che la vaccinazione, in questo caso solo su popolazione a rischio e non sul totale della popolazione – conclude il medico – rappresenta ancora una volta uno strumento altamente efficace e di protezione duratura per contrastare questa nuova malattia”.
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