Liliana Resinovich, nuove ipotesi sul giallo: il suo corpo potrebbe essere stato congelato fino al ritrovamento. Ancora ombre sul caso di suicidio.
Secondo quanto stabilito dalla perizia disposta dalla procura, Liliana Resinovich si è uccisa due o tre giorni prima che fosse ritrovato il suo corpo senza vita, lo scorso 5 gennaio nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste. Una svolta apparentemente decisiva, questa, che siglerebbe il caso come decesso per asfissia.
Un caso che, però, pare portarsi dietro ancora le sfumature di un giallo: iniziato il 14 dicembre 2021, quando Liliana Resinovich era scomparsa, il suo corpo è infatti stato ritrovato, ancora vestito, avvolto in due sacchi della spazzatura. E le nuove ipotesi avanzate nella perizia della Procura tratteggiano la possibilità, anche se “molto remota”, che il cadavere possa essere stato “congelato” e nascosto da qualche parte prima di essere abbandonato.
Si contano in tutto una cinquantina di pagine nella perizia della Procura sulla morte di Liliana Resinovich. In queste pagine, vi è al momento una certezza, ovvero che la pensionata sia morta per soffocamento, togliendosi la vita. Eppure, riportano inizialmente da Il Piccolo, si parla anche di un’altra ipotesi, definita però “molto remota”, per la quale il suo cadavere sarebbe stato “congelato”, nascosto e infine abbandonato.
Non è ancora chiaro, del resto, cosa abbia fatto la sessantaquattrenne di Trieste, sposata con il fotoreporter Sebastiano Visintin, le tre settimane prima del ritrovamento del suo corpo privo di vita. I dettagli in merito agli esami autoptici, e a tutto il lavoro effettuato dal medico legale Fulvio Costantinides e del radiologo Fabio Cavalli, oltre che i rilievi della scientifica, spiegherebbero come la donna sia morta 48 ore prima del rinvenimento del cadavere.
La Procura parla di suicidio, con l’inchiesta che potrebbe ora dirigersi verso l’archiviazione. Ma gli interrogativi rimangono. Oltre ai dubbi sollevati dai vestiti ritrovati addosso al corpo di “Lilly”, gli esami non hanno rilevato tracce né di alcol né di Losartan e di amiodarone, farmaci che la donna assumeva regolarmente contro l’ipertensione e la tachicardia. Il corpo, inoltre, non era in putrefazione, ed era curato. Improbabile, dunque, che la donna potesse aver dormito a lungo fuori da una qualche abitazione. Eppure, la donna era stata data per scomparsa: nessuno l’avrebbe più vista per Trieste. L’ultima immagine di lei risale alla mattina della sparizione, ripresa dalle telecamere di videosorveglianza della scuola di polizia.
Sarebbe dunque per questo motivo che i due medici avrebbero avanzato l’ipotesi del congelamento del corpo. Una possibilità, questa, che però uscirebbe dalla pista del suicidio, e aprirebbe piuttosto quella di omicidio e occultamento di cadavere. Assumendo tale ipotesi, infatti, la morte di Liliana Resinovich sarebbe avvenuta “in luogo ignoto e diverso”, con il corpo “poi teoricamente congelato” e trasferito, “a gennaio, nel luogo del rinvenimento”. Ad ogni modo, i medici chiariscono anche come non vi siano al momento “elementi specifici per dimostrare un avvenuto congelamento post mortale del cadavere”. Senza contare la difficoltà di conservazione di un corpo integro in un eventuale congelatore, oltre che la successiva complessità nello scongelarlo e nel trasportarlo in tempi brevi sul luogo del ritrovamento. Non sono stati rinvenuti, inoltre, segni di violenza sul corpo della donna.
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