A causare la morte di Stefano Paternò fu una “risposta immunitaria esagerata”. Il militare di Augusta era positivo ma asintomatico.
La procura di Siracusa ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta per la sua morte.
Per i consulenti nominati dal pm di Siracusa Stefano Paternò, il capo scelto della Marina militare di Augusta morto a 43 anni l’8 marzo 2021 nella sua casa di Misterbianco, in provincia di Catania, dodici ore dopo la somministrazione del primo vaccino Astrazeneca e a due settimane dal contagio del Covid, anche se asintomatico, spirò a causa di un “arresto irreversibile delle funzioni vitali consecutivo a Sindrome da distress respiratorio (Ards) che si è tradotta in un danno tissutale, soprattutto alveolare, che non ha dato scampo”.
La morte del militaresarebbe dunque dovuta a una “risposta immunitaria esagerata” che ha combinato il vaccino agli effetti del Covid. La procura di Siracusa ha dunque chiesto di archiviare l’inchiesta, ma il gip non sarà chiamato a dare una risposta, dato che il collegio di difesa, nominato dalla vedova di Paternò, Caterina Arena, e composto dagli avvocati catanesi Dario Seminara, Lisa Gagliano e Attilio Indelicato, ha deciso di non presentare opposizione.
La famiglia potrà rivalersi in sede civile
Una decisione che segue al contenuto della stessa richiesta di archiviazione “che lascia impregiudicata, qualora ne ricorressero i presupposti, la configurabilità di una responsabilità civilistica, in ragione dell’accertata correlazione eziologica tra la somministrazione del vaccino Astrazenica e il decesso”.
Per l’avvocato Seminara “la procura ha accertato che Paternò godeva di ottima salute e che il lotto di Astrazeneca, sequestrato e poi dissequestrato, non era guasto né nocivo, tanto che da allora i casi letali sono stati rarissimi. E giacché è lo stesso Pm a indicare la via della responsabilità civile, dopo aver condotto ogni più scrupolosa indagine sul lotto di Astrazeneca in questione, Abv2856, d’accordo i parenti della vittima, chiederemo all’azienda un risarcimento del danno”.
Confermato l’indirizzo del caso Rizzuto
Anche nel caso di Paternò la procura aretusea ha adottato l’identica misura applicata al caso di Calogero Rizzuto, il direttore del Parco archeologico morto nel marzo 2020 a causa del Covid per via di un mancato ricovero tempestivo in ospedale. Giovanni Giuca, legale della famiglia Rizzuto, dice all’AGi che allora “fu chiesta l’archiviazione e preferì non oppormi perché il pm indicò precise responsabilità civili da poter fare valere. In sede penale, allora come ora nel caso del militare di Augusta, è stato difficile insistere mancando precise linee-guida a livello persino mondiale”.
D’altronde è quanto scrive la stessa richiesta di archiviazione riconoscendo che “le coordinate scientifiche erano in costante aggiornamento e lo sono tuttora”. Cinque giorni prima che Paternò morisse il ministero della Salute aveva emanato infatti una circolare che autorizzava la vaccinazione dei soggetti contagiati, all’unica condizione che la somministrazione del vaccino avvenisse non prima di tre mesi ed entro sei.
Perfino l’Oms, in data 10 febbraio, a pagina 4 del proprio documento, avallava l’inoculazione del vaccino “in soggetti con pregressa infezione“, senza neanche raccomandare un test sierologico preventivo. “A oggi – afferma Giuca – è ancora così, ma si spera che entro l’autunno il tampone sia reso obbligatorio prima del vaccino. Io stesso ho evitato di assumere la quarta dose scoprendomi per puro scrupolo di essere positivo asintomatico”.
Assolta Astrazeneca da ogni responsabilità penale
Dato che la morte di Paternò sarebbe avvenuta per una “risposta immunitaria esagerata” che è andata a sommare il vaccino agli effetti del Covid, la procura di Siracusa ha escluso ogni responsabilità penale a carico dell’amministratore delegato di Astrazeneca Lorenzo Wittum, dopo che aveva archiviato la posizione di altre tre persone indagate inizialmente. Vale a dire il capitano di vascello Angelo Toscano (che aveva curato l’anamnesi di Paternò), il luogotenente infermiere Franco Di Mare e il medico del 118 Salvatore Campagna, che ha constatato la morte di Paternò nella sua casa.
Nessuna colpa soggettiva quindi. Ma Astrazeneca dovrà rispondere del danno materiale, dato che il nostro ordinamento non prevede la responsabilità oggettiva, in base alla quale la casa farmaceutica avrebbe dovuto indicare nelle avvertenze eventuali effetti nocivi in soggetti già contagiati. Tuttavia, scrive la Procura, “non si può affermare che il Paternò sarebbe morto anche se non si fosse vaccinato, giacché la Ards si è sviluppata dopo il vaccino”.
Rimane aperta una questione inquietante
L’avvocato Seminara ricorda che all’indomani della morte del militare, “il sospetto di una possibile contaminazione del lotto Abv2856 era davvero reale. Per colpa dello stesso vaccino era appena morto un poliziotto di Catania, Davide Villa, e Astrazeneca finì perciò nel mirino di tutti”. In quell’occasione la procura di Siracusa scoprì che il controllo e l’immissione nel mercato del vaccino erano gestiti solo dall’olandese Rivm, sottratti dunque alla verifica di ogni autorità italiana. L’Istituto nazionale per la salute pubblica e l’ambiente di Utrecht, incaricato di accertare la conformità del lotto agli altri, finì per escludere ogni criticità. A risultati analoghi arrivò la perizia affidata, oltre che al Rivm, anche a quattro specialisti italiani in emostasi e trombosi, all’Aifa e all’Istituto superiore della Sanità.
La procura ha respinto le ragioni del perito di parte, basta sul nesso di casualità tra morte e vaccino, uniformandosi alla fine all’orientamento adottato nel caso Rizzuto. Ma non ha risolto, lasciandola aperta, la poco rassicurante questione del “rischio più o meno teorico in soggetti sottoposti a vaccinazione”. E ha prefigurato uno scenario nel quale “solo la scienza potrà rispondere a tale quesito, peraltro nell’ambito di un quadro pandemico tuttora in evoluzione e con la cornice di vaccinazioni anticovid ancora in fase di sperimentazione”.