C’è una svolta nelle indagini sul delitto pensionata uccisa in casa nel Varesotto. Arrestato un conoscente della donna.
Numerosi indizi sembrano aver portato alla risoluzione del giallo che presentava diverse anomalie e punti oscuri.
Gli investigatori la definiscono una donna “con una vita piccola”. Una vita tranquilla, che si divideva tra gli acquisti nei negozi di Malnate, tranquillo paese nel Varesotto, e la visita quasi quotidiana al cimitero dove riposano marito e figlio. Un quadro sconvolto da quanto accade una mattina d’estate. È il 22 luglio scorso: Carmela Fabozzi, 73 anni, signora curatissima che ama tenere pulita e ordinata la sua abitazione, apre la porta di casa al suo assassino, un uomo di sua conoscenza. Che la uccide con un vaso di fiori, colpendola nove volte alla testa “con una violenza devastante”.
Per la Procura e i carabinieri di Varese il killer è Sergio Domenichini, volontario dell’associazione Anteas che assiste gli anziani a domicilio. Qualche volta i due si sono incontrati. L’uomo ha qualche anno meno di Carmela, 66, e alle spalle ha diversi precedenti penali. Anche per truffe ai danni di persone di età avanzata. Ha “un pressante bisogno di denaro”. La sera in cui avviene il delitto parte per le vacanze dove rimane fino al 17 agosto, abbandonando l’hotel senza saldare il conto.
Una certezza: l’omicida non è un estraneo
Un delitto – che gli investigatori definiscono di “estrema gravità” – che lascia esterrefatti. Non appaiono segni di effrazione sulla porta, nell’appartamento mancano solo i due telefoni cellulari della signora Carmela, la casa appare in ordine. Sul tavolo si trova il portafogli col bancomat e contanti al suo interno. C’è una sola certezza: l’assassino non è uno sconosciuto.
È il figlio Angelo a trovare il corpo senza vita di Carmela, il 22 luglio, in serata, quando l’omicida le toglie la vita. Il figlio si insospettisce subito quando vede che la porta dell’abitazione è chiusa, cosa insolita visto che la madre è solita lasciarla leggermente aperta per rinfrescare l’interno.
“Entra nel piccolo appartamento – si legge nella misura cautelare, riferisce l’AGI – e resta paralizzato dall’orrore che lascia immediatamente spazio a un urlo lacerante che squarcia l’ordinaria sera estiva dell’intera corte”. Carmela di solito non riceveva altre visite a parte quelle del fratello e della sua compagna. Dopo aver lavorato una vita in Svizzera, conduce un’esistenza “schiva”.
Le impronte e i continui passaggi in auto
Gli investigatori si orientano su un uomo che i vicini di casa dicono di aver visto bussare alla porta della signora Carmela e verso un vaso di fiori secchi in vetro blu con intarsi bianchi che presenta evidenti tracce di sangue. Un particolare che si rivelerà decisivo: i fiori secchi si trovavano anche sotto al corpo senza vita della vittima.
Gli esiti scientifici attestano che le impronte corrispondono a quelle lasciate da Domenichini nel fotosegnalamento. E così le impronte di sangue nell’appartamento sembrerebbero essere compatibili con le scarpe che indossava l’indagato. Infine, a convincere definitivamente pm e gip che ci siano abbastanza prove per arrestarlo provvedono le telecamere. Le immagini mostrano il volontario che passa diverse volte con la macchina sotto casa di Carmela, che cerca di contattare due volte al telefono senza ottenere risposta.
Successivamente l’uomo avrebbe fatto rientro a casa per 16 minuti, cambiandosi scarpe e pantaloni, e sarebbe andato all’autolavaggio. “Nel pomeriggio, senza apparente motivo, effettua continui passaggi sotto l’appartamento della vittima, fino alla sera quando parte con la compagna per le vacanze”.