I sondaggi arridono alle forze politiche anti Draghi: Fratelli d’Italia e Movimento Cinque stelle, in crescita nei sondaggi agostani.
La radicalizzazione impressa da Conte sembra pagare in termini di consenso, In calo il Pd dopo le polemiche e le rotture delle ultime settimane.
A chi ha giovato di più la caduta del governo guidato da Mario Draghi? A sentire i sondaggi, a chi si è opposto di più all’esecutivo guidato dall’ex numero uno della Bce. Vale a dire Fratelli d’Italia (a destra) e il Movimento 5 Stelle (a sinistra). Una tendenza confermata dall’ultima rilevazione, effettuata il 17 agosto da Noto Sondaggi. Le due forze politiche hanno guadagnato significativi consensi negli ultimi venti giorni.
Fratelli d’Italia navigherebbe tra il 24 e il 25 per cento, un paio di punti percentuali in più rispetto alla crisi che fatto terminare la corsa del governo di unità nazionale. Mentre il Movimento 5 Stelle, principale artefice della caduta del governo Draghi, è salito (dal 9-10 per cento) al 12-13 per cento. «Gli elettori di sinistra, compresi quelli del Pd, che non si riconoscono nell’Agenda Draghi si spostano sui 5 Stelle» spiega al ‘Corriere della Sera’ Antonio Noto. A dispetto delle polemiche interne al Movimento sulle candidature, l’estremizzazione voluta da Giuseppe Conte sta dunque dando i suoi frutti in termini di consensi. Al partito di Giorgia Meloni viene invece riconosciuta la coerenza nell’essersi opposto a Draghi, a differenza degli altri due partiti della coalizione di centrodestra (Lega e Forza Italia) che fino a metà luglio hanno sostenuto l’esecutivo.
La Lega, stando all’ultima rilevazione, avrebbe perso ancora qualcosa e adesso viaggerebbe tra il 12 e il 13 per cento. Stabile invece Forza Italia, tra il 7 e l’8 per cento. Oscillano tra il 2 e il 3 per cento infine i quattro partiti centristi riuniti in un solo raggruppamento, col rischio di non eleggere nessuno dei loro nei listini proporzionali.
Arretra il Pd a sinistra
A sinistra pesano invece le ultime due settimane, contrassegnate da rotture clamorose (come quella con Calenda) e polemiche interne (per le candidature). Così il Pd arretra al 21-22 per cento, lontano dal primo posto di FdI. Rischiano di rimanere fuori i tre «cartelli» del fronte di centrosinistra: Sinistra italiana- Verdi oscillano tra il 2 e il 3 per cento, mentre +Europa e Impegno civico non superano l’1,5 per cento. Decisamente più rosee le prospettive per il cosiddetto «Terzo Polo», sorto dall’alleanza di Azione di Calenda e Italia viva di Renzi, che gode di un promettente 7-8 per cento di consensi.
L’ultima simulazione di Noto, che riguarda solo i collegi uninominali, indica la vittoria del centrodestra nell’80-90 per cento dei casi. Con la possibilità, grazie ai meccanismi del Rosatellum, di arrivare a conquistare tra il 60 e il 64 per cento dei seggi parlamentari. Una soglia molto vicina a quella dei due terzi, indispensabile per modificare la Costituzione senza il passaggio dal referendum. Le percentuali fornite daltri istituti di sondaggi non si scostano di molto. Se Noto Sondaggi vede allargarsi il divario tra FdI e Pd, Youtrend per SkyTg24 indica il partito della Meloni al primo posto con il 24,2 per cento contro il 22,3 del Pd. Gdc invece assegna un leggero vantaggio al Pd: 23,6 contro il 23,4 per cento. Le cifre oscillano parecchio sui consensi del duo Calenda-Renzi. Per Gdc è al 5,1 per cento mentre Emg lo dà fino al 7 per cento, come Noto.
Numeri sui quali ad ogni modo incide il dato di chi non andrà a votare. Si tratta di una platea molto ampia che, a seconda degli istituti, oscilla tra il 30 e il 40 per cento degli elettori. Da questo bacino di voti le forze politiche possono attingere i voti per fare la differenza alle urne.