L’ex Segretario di stato americano Henry Kissinger lancia un monito che spaventa: “Siamo sull’orlo di una guerra con Russia e Cina”.
Prima l’Ucraina, ora Taiwan: sono due gli “inneschi” per una crisi politica e militare che potrebbe davvero portare il mondo verso una guerra globale spaventosa e distruttiva. Colpa di Putin e della Cina? Anche, ma non solo: perchè gli Stati Uniti, e con loro la NATO e l’Occidente, stanno mostrando una miopia politica decisamente preoccupante.
Venti di guerra
Le parole sono importanti, tanto più se a pronunciarle è una fonte attendibile e competente del tema trattato. Se a parlare di geopolitica è un ex segretario di stato americano vale la pena ascoltare: tanto più se, nello specifico, si tratta di Henry Kissinger, che ricoprì il suo ruolo istituzionale in piena Guerra Fredda con spregiudicata abilità. “Siamo sull’orlo di una guerra con Russia e Cina su questioni che abbiamo in parte creato, senza alcuna idea di come andrà a finire o a cosa dovrebbe portare”: queste le parole dell’importante personaggio della storia politica statunitense, pronunciate nel corso di una intervista al Wall Street Journal. Per Kissinger gli Stati Uniti “non dovrebbero accelerare le tensioni ma creare opzioni”. “Come coniugare la nostra capacità militare con i nostri obiettivi strategici e come metterli in relazione con i nostri scopi morali: è un problema irrisolto”, ha aggiunto nel corso dell’intervista, lanciando una pesante accusa alla politica estera statunitense.
Usa inclini all’emozione, ed incapaci di scelte a lungo termine
Per Henry Kissinger, infatti, la moderna diplomazia statunitense è “molto sensibile all’emozione del momento”. Ma non solo: “Penso che il periodo in corso abbia grandi difficoltà a definire una direzione“. La leadership statunitense, ha spiegato l’anziano ex segretario di Stato, è concentrata sulla “condanna delle idee con cui non è d’accordo, invece di fermarsi a negoziare e affrontare il pensiero degli avversari”. Insomma, una bocciatura neanche troppo sottintesa, che fotografa una preoccupante realtà. Una politica estera degli Stati Uniti così debole ed emotiva in un momento del genere è pericolosa: le decisioni strategiche degli Usa infatti condizionano fortemente le scelte dei paesi NATO, dell’Europa e di altri stati in tutto il mondo. Una scelta sbagliata di Washington trascinerebbe a cascata gran parte dell’Occidente, creando una contrapposizione frontale con Russia, Cina ed i paesi vicini a queste due potenze.
La visita di Nancy Pelosi a Taiwan grave segnale di confusione
Non è un caso che la riflessione dell’ex capo della diplomazia americana arrivi a poco più di dieci giorni dalla visita della speaker della Camera americana, Nancy Pelosi, a Taiwan che ha scatenato l’ira di Pechino. Subito dopo il viaggio della Pelosi la Cina ha avviato delle esercitazioni militari attorno all‘isola che si sono concluse solo qualche giorno fa. Un esempio plastico dell’incapacità degli Stati Uniti di ragionare sul lungo medio termine: come avvenne per le esercitazioni NATO in Ucraina, tre in pochi mesi, che innescarono la risposta scomposta della Russia.
E l’Italia?
Uno scenario, quello tratteggiato da Kissinger, che ovviamente riguarda molto anche l’Italia. Abbiamo visto come il governo Draghi abbia espresso da subito, per quel che riguarda la crisi ucraina, posizioni totalmente affini alle scelte degli Stati Uniti e della NATO (che quasi sempre sono la stessa cosa). Alcuni dei più importanti partiti in corsa per le elezioni del 25 settembre hanno già espresso una continuità “filo atlantista” considerata fuori discussione: l’ha fatto il PD, l’ha fatto Giorgia Meloni, Forza Italia. Difficile immaginare un futuro governo che agisca in contrapposizione a Washington. E se dall’altra parte dell’oceano sbagliano, le conseguenze degli errori ricadranno senza dubbio su di noi.