La leader di Fratelli d’Italia risponde agli attacchi di Letta e del Pd e lancia un messaggio rassicurante a Bruxelles.
Anche col Quirinale Giorgia Meloni sposa la linea del confronto aperto, per evitare un muro contro muro come nel 2018.
La campagna elettorale entra nel vivo e il segretario del Pd Enrico Letta lancia l’affondo contro la leader di Fratelli d’Italia: “La Meloni sta cercando di riposizionarsi, cambiare immagine, incipriarsi. Mi sembra una operazione abbastanza complicata quando i punti di riferimento sono la Polonia e Orban. Quella intervista mi sembra un modo per rifarsi l’immagine ma è l’esatto contrario del discorso in Spagna per Vox, è un’altra storia”.
E da Meloni, dopo aver contrattaccato accusando di “misoginia” il segretario dem (“Non ho bisogno di ‘incipriarmi’ per essere credibile. Non accettiamo lezioni da chi si erge a paladino dell’atlantismo ma poi stringe patti con la sinistra radicale nostalgica dell’Urss”), arriva la risposta a Letta – dopo l’intervista degli scorsi giorni a Fox news – con un altro video alla stampa estera, divulgato anche dalla France press. Un video dove la presidente di FdI rassicura: non ci sarà alcuna svolta autoritaria in Italia. E tantomeno il nostro Paese uscirà dall’euro se il centrodestra vincesse alle urne. “La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia da decenni ormai, condannando senza ambiguità la soppressione della democrazia e le vergognose leggi contro gli ebrei”.
Meloni rincara la dose sull’Europa (“Nessun rischio per i fondi Pnrr”) e sull’atlantismo (“La nostra collocazione nel campo occidentale è chiara e cristallina, come abbiamo dimostrato ancora una volta condannando senza se e senza ma la brutale aggressione russa all’Ucraina”).
Una serie di messaggi che mirano a dare un volto rassicurante, soprattutto nei confronti di Bruxelles: “La nostra idea di Europa è quella di un soggetto politico capace di rappresentare un vero valore aggiunto per i suoi cittadini, con meno burocrazia e più capacità di incidere sulle grandi materie”.
L’idea di Meloni è che l’Italia “torni ad essere quella grande nazione, dinamica e innovativa, apprezzata in tutto il mondo, che ha contribuito a fare grande l’Europa. Siamo persone leali, oneste e determinate. E siamo pronti ad inaugurare una nuova stagione di stabilità, libertà e prosperità per l’Italia. Piaccia o meno alla sinistra”. L’intenzione appare chiara: evitare – in caso di vittoria elettorale – ogni scontro frontale, in nome del superiore interesse italiano.
Motivo per cui la leader di FdI ha ribadito che i nomi dei ministri saranno fatti dopo il voto e che il partito che ha ricevuto più consensi dovrà indicare, in ossequio ai principi della Costituzione, al Quirinale il proprio candidato alla presidenza del Consiglio. La strada maestra appare quella, in caso di successo, di un dialogo aperte col presidente della Repubblica, anche su figure chiave dell’esecutivo (Economia, Giustizia, Interno, Difesa). L’idea è evitare il “bis” del caso Savona del 2018, quando Mattarella si oppose alle decisioni di M5S e Lega. Meloni ha fatto capire di puntare a un ‘tecnico” (alla Ciampi). Gli scorsi giorni è circolato il nome di Panetta, già direttore generale di Bankitalia e attuale membro del board della Bce. Per la Giustizia non si esclude il nome del giudice Carlo Nordio.
Tutte ipotesi dipendenti dal risultato delle urne. Che deciderà, se dovesse imporsi il centrodestra, a chi toccherà il ministero degli Interni. Fdi potrebbe anche volere per sé il Viminale nel caso in cui dovesse ‘staccare’ il Carroccio, ma Salvini è convinto di risalire nei consensi.
E mentre il segretario leghista rilancia la flat tax, Meloni illustra la sua idea di fisco “a misura di famiglia”. “Bisogna agire sulla riduzione del cuneo fiscale a favore dei lavoratori dipendenti e sulla riduzione delle tasse sull’impresa secondo il principio ‘più assumi, meno tasse paghi'”.
Sulle tasse il centrodestra continua ad attaccare la sinistra che – sostengono i tre leader della coalizione – “vuole la patrimoniale e mettere le mani nelle tasche degli italiani”. “Noi siamo responsabili: procederemo con gradualità e nel rispetto dei conti pubblici. Non vogliamo certamente fare nuovo deficit”, afferma il Cavaliere.
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