Le tasse degli italiani, tra promesse e realtà: la stragrande maggioranza non paga niente

In campagna elettorale piovono promesse irrealizzabili sulle tasse e le pensioni da parte dei politici di ogni schieramento.

Promettere la luna però non fa altro che alimentare rabbia e sfiducia nei cittadini. Che così disertano le urne dopo una breve “luna di miele” col politico di turno che ha promesso mari e monti prima di cadere in disgrazia.

Promesse e spese insostenibili fanno da sempre parte della campagna elettorale. Colpa della demagogia dei partiti che guardano al loro interesse senza saper andare più in là dei problemi del momento. Come sarebbe il caso di fare mentre il Paese deve fare i conti con inflazione, tassi in rialzo, debito pubblico sempre più alato, guerra e siccità.

I politici sono prodighi di promesse non mantenute, che però alimentano la rabbia della gente. Basta pensare a Matteo Renzi, che aveva incassato il 40% dei consensi alle europee nel 2014. Ma la stella del politico fiorentino è tramontata due anni dopo, nel 2016, malgrado le agevolazioni contributive da oltre 10 miliardi per facilitare le assunzioni, il bonus da 80 euro (che costa all’Italia circa 10 miliardi l’anno dal 2016) e il reddito d’inclusione (il Rei), il precursore del reddito di cittadinanza.

Promettere la luna serve a poco, prima o poi il popolo si incattivisce. Finita la parabola di Renzi, è il turno dei Cinque stelle. Promettono reddito certo, quello di cittadinanza, e un posto fisso per tutti (il decreto dignità). Anche in questo caso è un successo, coi pentastellati che schizzano oltre il 34% dei voti, diventando il maggior partito in Parlamento.

Le promesse si moltiplicano – e con loro l’incuria verso il debito pubblico. Ma cresce anche la rabbia degli italiani che in meno di due anni voltano le spalle ai grillini. Come con Renzi e con Berlusconi (pure durato nove anni) che aveva vinto nel 2011 con promesse di pensioni da un milione al mese e l’abolizione dell’Imu, bissando il successo nel 2008 promettendo di portare tutte le pensioni a mille euro. Poi arriva il turno della Lega di Salvini, che promette quota 100, pensioni per tutti, condono delle cartelle esattoriali. Così il Carroccio alle europee del 2019 porta a casa il 37% dei voti.

Il legame tra promesse irrealizzabili e l’astensionismo

Promesse come se piovessero, e quasi sempre promesse da marinaio. Conseguenza: aumenta il risentimento degli italiani verso la politica e con lui l’astensionismo. Anche Salvini in meno di due anni crolla nei sondaggi e sale la stella di Giorgia Meloni.

Alberto Brambilla sul Corriere della sera ricorda però alcune verità poco note agli italiani. Che credono di essere oppressi da tasse e fisco. Ma in Italia – in testa alle classifiche dell’evasione fiscale – la stragrande maggioranza non paga niente. E malgrado ciò beneficia di tutti i servizi gratis, a cominciare dalla sanità.

Il Ministero dell’economia e delle finanze documenta che a fare una dichiarazione dei redditi sono circa 41 milioni. Ma quelli che pagano almeno 1 euro di Irpef sono 30 milioni; ovvero la metà degli italiani vive «a carico» di qualcun altro. Dieci milioni di contribuenti pari a 14,48 milioni di abitanti vivrebbero, stando alle alle loro dichiarazioni, per un intero anno con un reddito inferiore a 3.750 euro lordi. Mentre altri 8,1 milioni dichiarano redditi tra 7.500 e 15.000 euro, il che fatti i conti significa una media di 651 euro al mese. Altri 5.550.000 dichiarano invece di guadagnare tra i 15 e i 20 mila euro lordi all’anno (cioè meno di mille euro mensili).

In sintesi, i contribuenti delle prime due fasce di reddito risultano essere 18.140.077. Ovvero il 43,68% del totale dei dichiaranti, 26,13 milioni di abitanti. Messi rutti insieme pagano solamente il 2,31% di tutta l’Irpef vale a dire circa 4 miliardi, cioè 153 euro l’anno. Soltanto per il servizio sanitario – di cui godono gratis – gravano sulle spalle degli altri cittadini «volonterosi» ben 50,4 miliardi ogni anno.

Un Paese che vive sopra le proprie possibilità

Ma non è finita, perché ci sono anche tutti gli altri servizi forniti gratis da Stato, regioni, comuni. Aggiungendo la terza classe di redditi (da 15 a 20 mila euro lordi l’anno), si arriva a 34,1 milioni di abitanti. Poco più del 57%, che messi assieme versano 14,7 miliardi di Irpef. Siamo all’8,35% del totale delle imposte (431 euro a testa l’anno). E soltanto per la sanità il costo a carico del 13,07% della popolazione, che dichiara da 35 mila euro lordi l’anno in su, cresce fino a 54 miliardi e a 182 miliardi se si prendono in considerazione anche altre due funzioni: scuola e assistenza. Le stesse proporzioni si ripetono anche per le imposte indirette.

Il quadro che emerge è quello di un Paese che vive ampiamente sopra le proprie possibilità. E gli italiani non devono essere così poveri se ogni anno spendono più di 130 miliardi per giochi e lotterie, sono al secondo posto in Europa per animali da compagnia posseduti, al primo per prime e seconde case, auto, telefonia, abbonamenti e pay-tv. Un motivo in più per smetterla con le promesse irrealizzabili da parte della politica.

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