Fugge dai domiciliari e si reca dai carabinieri:«Riportatemi in carcere, non sopporto la fidanzata di mio padre»

A violare i domiciliari un uomo di 40 anni che ha diversi precedenti penali. È evaso dagli arresti in casa perché, a sua detta, non reggeva più la compagna del padre

Per quattro mesi ha abitato con suo padre e la nuova fidanzata del genitore, finché non si è reso conto che non riusciva più a sopportare la convivenza con la coppia, definendola, per l’appunto, «insopportabile».

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È quindi evaso dagli arresti domiciliari a cui era sottoposto e senza pensarci su ancora si è recato dritto dai carabinieri per l’auto denuncia:«Sono evaso dai domiciliari, per favore riportatemi in galera. Non riesco più a sopportare la fidanzata di mio padre».

E allora i carabinieri hanno esaudito la sua richiesta. Tuttavia, c’era una beffa ad aspettarlo. Il giorno seguente, il gip, nonostante avesse dato la convalida per l’arresto del 40enne, lo ha poi scarcerato rimandandolo di nuovo nell’abitazione da cui era fuggito.

È successo a un uomo di 40 anni di Torino, che ha diversi precedenti penali. Dallo scorso marzo, era agli arresti per una serie di pene da scontare per circa un anno e un mese. Il Tribunale di sorveglianza gli aveva permesso di stare ai domiciliari, e quindi era tornato a stare a casa di suo padre e della nuova fidanzata di quest’ultimo.

Inizialmente non ci sarebbero stati grossi problemi di convivenza, anzi pare che tutto andasse bene, finché non sono sorti i primi guai. E quindi il 40enne ha deciso che non ne poteva più e che l’unico modo per togliersi da quel contesto era farsi riportare in carcere. Pur di non convivere sotto lo stesso tetto con la “matrigna” è fuggito, ben conscio che violando i domiciliari sarebbe tornato in galera.

In fondo, era quello che desiderava e non lo aveva nascosto presentandosi poi dal gip. Probabilmente, l’uomo ha pensato di essere riuscito a liberarsi di quella situazione, quando ha sentito il pm chiedere di essere rispedito in carcere. Il magistrato, tuttavia, ha deciso che non c’erano gli estremi.

Il fatto che fosse evaso era chiaro, ma nel suo caso, spiega il gip, «non può ravvisarsi con sicurezza e sufficiente certezza l’elemento soggettivo del dolo». A ostacolare la volontà del 40enne è una sentenza della Cassazione del 2013, che il giudice cita in ordinanza: «Non sussiste il dolo del delitto di evasione nel caso in cui l’imputato si allontani dall’abitazione in cui si trova agli arresti domiciliari a causa di una situazione di convivenza non più sostenibile con i familiari».

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