C’è tensione tra Serbia e Kosovo e si teme il possibile scoppio di un conflitto armato tra i due Paesi.
I serbi si oppongono alle nuove misure introdotte da Pristina sul divieto di documenti di identità e di targhe serbi in Kosovo a partire da oggi, lunedì primo agosto.
L’Alleanza Atlantica ha fatto sapere di essere pronta a intervenire con la KFOR nel caso in cui la stabilità nel Paese fosse “a rischio”. Gruppi serbi “fuori legge” hanno sparato contro la polizia kosovara al confine con la Serbia. Lo ha reso noto il premier kosovaro, Albin Kurti, stando a quanto riferisce l’agenzia di stampa turca Anadolu.
“La Serbia non è mai stata in una situazione così complessa e difficile: abbiamo avuto colloqui con rappresentanti dei serbi del Kosovo e Metohija e cercheremo di mantenere la pace. Ma chiedo agli albanesi di cambiare la propria posizione e ai serbi del Kosovo di non cedere alle provocazioni”, ha detto rivolgendosi alla nazione, il presidente serbo Aleksandar Vucic. Stando all’agenzia russa Tass, che cita il quotidiano Vecherne Novosti, il Kosovo ha spostato le sue forze speciali a nord e a Metohija, dove si stanno svolgendo le proteste dei cittadini serbi.
Precedentemente è arrivata la notizia che la popolazione serba del Kosovo e Metohija ha inscenato delle proteste sulle principali autostrade della regione, dove ha cominciato a allestire barricate, con diverse dozzine di persone che hanno bloccato la strada principale fra Pristina e Raska. Unità speciali della polizia kosovara, presenti in strada, si sono ritirate nei villaggi vicini quando i cittadini hanno iniziato a radunarsi, mentre nella parte settentrionale della città di Kosovska Mitrovica sono suonate le sirene. Altre informazioni parlano di sirene suonate a Zubin Potok. I media serbi riferiscono che circa 200 albanesi si sono radunati sulla parte albanese del ponte che collega il nord e il sud di Kosovska Mitrovica.
Interviene anche la Russia, con Mosca a chiedere alle autorità di Pristina – oltre che a Usa e Ue, che le supportano – di far cessare le provocazioni e rispettare i diritti dei serbi in Kosovo. Lo ha detto la portavoce del ministro degli Esteri russo Maria Zakharova. “Chiediamo a Pristina, agli Stati Uniti e all’Ue, che la appoggiano, di cessare le provocazioni e di rispettare i diritti dei serbi in Kosovo”, ha spiegato Zakharova in un comunicato riportato da Tass. “I leader dei kosovari sanno che i serbi non rimarranno indifferenti quando si tratta di un attacco diretto alle loro libertà, e si prepareranno a uno scenario militare”, ha specificato Zakharova.
La portavoce del ministero degli Esteri russo ha anche evidenziato che un simile sviluppo degli eventi “è un’altra prova del fallimento della missione di mediazione dell’Unione europea. Questo è anche un esempio del posto che è stato preparato per Belgrado nell’Unione Europea, offrendo di fatto alla Serbia di sopportare la mancanza di diritti dei suoi connazionali”.
La Nato si è detta pronta a intervenire nel nord del Kosovo con la sua missione Kosovo Force (KFOR) nel caso in cui la sua stabilità sia “a rischio”. Così dice una nota divulgata dall’Alleanza Atlantica in relazione alle crescenti tensioni fra kosovari e serbi, sorte a causa di una legge del Kosovo che a partire da oggi vieta i documenti di identità e targhe serbi in Kosovo. “La situazione complessiva riguardante la sicurezza nei comuni del nord del Kosovo è tesa. La missione KFOR guidata dalla Nato – si legge nella nota – sta monitorando da vicino ed è pronta a intervenire se la stabilità è a repentaglio, in base al suo mandato, derivante dalla risoluzione 1244 delle Nazioni Unite”.
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