Tre mesi per fare arrivare tre carri armati a Kiev. E’ la linea ambigua del cancelliere Scholz, perfettamente in linea con quella dei suoi predecessori: fare la guerra a Mosca ma poi mantenerci rapporti economici stabili.
Continua l’invio di armi da parte dell’Europa all’Ucraina nel tentativo di respingere l’avanzata della Russia. La Germania in questi giorni ha definito l’invio di tre carri armati di tipo Gepard per combattere l’esercito di Vladimir Putin. Sebbene si tratti di una nazione invasa di fronte a un paese invasore, rimane il dubbio morale sull’ipocrisia occidentale nel chiedere la pace e rifornire di armi per orientare l’esito dello scontro.
Si tratta di mezzi piuttosto potenti capaci di abbattere un aereo da terra. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva annunciato l’arrivo dei suddetti carri armati tre mesi fa, ma solo in queste ore sono arrivati a Kiev, a seguito dei dubbi del governo tedesco nel proseguire con i rifornimenti militari. Intanto i tre mezzi ci hanno messo quasi novanta giorni per percorrere 1.600 chilometri, un bel record in negativo.
I dubbi sono motivati anche dall’ipocrisia della Germania la quale non può fare a meno del gas e continua a ricevere rifornimenti dalla Russia, questo mentre di fatto combatte Putin sul suolo ucraino, così come gran parte dell’Europa. Anche l’Italia è infatti vittima di questa doppia morale: il nostro Paese sta rifornendo l’Ucraina ma con dotazioni ben inferiori rispetto a quelle promesse, mentre esattamente come i tedeschi non ha ancora chiuso i rapporti economici con Putin.
UNA “TRADIZIONE” TEDESCA
Del resto se parliamo di Germania, l’ambiguità con Mosca risale ai tempi di Willy Brandt (sotto le insegne del partito dell’Spd), il primo cancelliere a ottenere con l’Unione sovietica su forniture di gas a lungo termine fin dall’inizio degli anni Settanta, il quale pensava di poter ottenere un cambiamento nel modello comunista russo utilizzando i rapporti economici. Lo stesso fede anche il socialdemocratico Gerhard Schroeder, il quale aveva accertate relazioni con Gazprom.
Scholz non è andato oltre quanto fatto dai suoi predecessori: incapace di mettere in difficoltà la Russia ma perfettamente in grado di farci affari per conto della Germania, anche di fronte alla tragedia ucraina. Le giustificazioni sono poi ridicole, dal tentativo di non sguarnire il Paese di armi inviandone pochissime a Kiev (rispetto a quanto promesso), dal non armare eccessivamente l’Ucraina per evitare una escalation che porti la Russia all’uso dell’atomica, fino al fatto che servisse tempo alle truppe ucraine per essere in grado di usare correttamente le armi. Una bella ipocrisia insomma se si pensa a quanto siano state celeri nazioni baltiche o la Polonia per rifornire Kiev.