Il capogruppo alla Camera del Movimento Cinque stelle, Davide Crippa, annuncia le sue dimissioni: non ha condiviso la linea che ha portato alla caduta di Draghi.
In serata Conte è intervenuto a tutto campo sui social media per ribadire le coordinate e la strategia dei pentastellati nel corso della campagna elettorale per porterà al voto del 25 settembre. Il leader pentastellato attacca il Pd e Draghi, accusato di aver messo al bando la dialettica politica.
“Non avendo condiviso la linea politica adottata dai vertici del M5s, che ha causato la crisi del governo Draghi e i suoi drammatici effetti economici su famiglie e imprese, nonché la conseguente, prevedibile rottura di quel progetto ambizioso del campo progressista che ci aveva visti protagonisti di una importante svolta politica dentro e fuori dal M5S, ritengo non sia più opportuno proseguire nel ruolo di rappresentanza che svolgo, dopo essere stato eletto per tre volte, alla guida del gruppo parlamentare M5S alla Camera”. Lo comunica all’AGI Davide Crippa all’AGI annunciando la sua intenzione di dimettersi da capogruppo del Movimento Cinque stelle alla Camera dei deputati.
“Il Pd con quella norma che non c’entrava niente ha voluto metterci due dita negli occhi“. “Draghi ha assunto un atteggiamento di estrema risolutezza. Ha ritenuto, pur dopo 18 mesi di governo, che la dialettica politica dovesse rimanere definitivamente esiliata“. “Siamo stati bullizzati davanti al Parlamento e a tutti i cittadini, siamo stati messi in condizione di non poter più sostenere questo governo”. Non le manda certo a dire Giuseppe Conte. Ieri l’ex premier ha esternato così sui social, verso ora di cena, per confermare le mosse dei pentastellati nel corso della campagna elettorale.
Conte attacca frontalmente il Partito democratico, che accusa di aver innescato la miccia della crisi con la norma sul termovalorizzatore romano, assieme a Mario Draghi e al sistema dei mass media. Il leader pentastellato si sofferma poi sul tema del voto utile: “La campagna elettorale è già iniziata. Ci sarà il ‘voto utile’, o si vota Meloni o Letta. O Calenda, Renzi, Di Maio, Brunetta. Di fatto il voto sarà questo: o votate per l’uno o per l’altro”.
“Ci sarà una sorpresa: il terzo incomodo, il Movimento 5 stelle”, avverte Conte che, una volta ancora, identifica il Movimento Cinque stelle come un partito “veramente progressista”.
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