Alessia Pifferi, ritrovato e ascoltato l’uomo che lasciò il sedativo alla madre della piccola Diana

Si stanno svolgendo alcuni esami sul biberon della bambina, per appurare una eventuale traccia del sedativo benzodiazepine. Gli avvocati di Alessia Pifferi hanno chiesto a due esperti un consulto di tipo «neuroscientifico e psichiatrico»

È morta di fame e di sete Diana Pifferi, 36 anni. Senza bere né mangiare, chiusa in casa con il caldo di questi giorni, al primo piano in una casa in via Parea a Milano. L’hanno trovata stesa sul lettino, con indosso una piccola canottiera gialla con su disegnati dei fenicotteri.

Alessia Pifferi-meteoweek.com

Lì, sua madre l’ha lasciata per sei drammatici giorni. Quando lo scorso mercoledì, si è decisa a tornare a casa, la bambina era già morta da 24 ore. I primi esiti dell’autopsia sulla salma della piccola non hanno per il momento modificato il quadro della situazione, ricostruito dagli investigatori.

Bisognerà approfondire ulteriormente, facendo esami tossicologici e sui tessuti, per rintracciare l’esatta causa del decesso della bimba. Ci vorranno esami sul biberon messo dalla madre nella culla prima di andarsene e poi rinvenuto la settimana dopo fuori dal lettino, con solo poco latte.

Il contenuto verrà analizzato dalla scientifica, che cerca anche eventuali tracce di benzodiazepine, che potrebbero spiegare il perché nessuno abbia sentito la piccola piangere mentre la madre non era in casa. Questo potrebbe aggravare la posizione di Alessia Pifferi, con l’aggiunta del dolo pieno e della premeditazione.

In cucina, la 36enne aveva detto agli inquirenti che c’era un flacone di En, un sedativo, che per tre quarti era vuoto, su cui bisognerà investigare per confermare che la sostanza sia realmente il calmante. Pifferi aveva raccontato che a lasciarglielo era stato un uomo con cui in passato aveva avuto un breve rapporto, cosa che l’uomo ha poi confermato agli investigatori che ieri lo hanno trovato e sentito.

È vero che lo aveva lasciato in cucina, ma non ricorda la quantità di sedativo rimasta. Nel frattempo, dagli esiti parziali dell’autopsia che si è tenuta ieri, non c’è una causa evidente per il decesso di Diana. Non ci sono segni di violenze o percosse. Neppure organi deteriorati che possono aver provocato la morte. Maggiori particolari emergeranno dagli esiti degli ulteriori accertamenti.

Il giorno in cui Alessia Pifferi ha lasciato sola la figlia, Diana aveva bevuto latte e the, e «a pranzo non ha mangiato perché dormiva». In quelle ore, la madre stava facendo le valigie per andare via. Ora gli avvocati della donna hanno chiesto un consulto neuroscientifico/psichiatrico per Alessia Pifferi al fine di comprendere «il percorso mentale che ha potuto portare a un fatto così tragico».

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