Giacomo Seydou Sy, 28 anni, ha dei problemi di tipo psichico e la Corte europea ha già dato ordine, dopo un primo arresto, di non farlo stare in carcere. I carabinieri utilizzano il taser per fermarlo
Sei mesi fa, la Corte europea per i diritti dell’uomo aveva condannato il nostro Paese a risarcire il nipote di Kim Rossi Stuart, Giacomo Seydou Sy, 28 anni, con 36.400 euro perché era ingiustamente detenuto in prigione. Ieri, il giovane è stato arrestato in un’altra occasione in cui si dovrà di nuovo affrontare la questione della detenzione del giovane.
Il giovane, infatti, appassionato di pugilato, soffre di turbe della personalità e bipolarismo. A causa di questo disturbo, quando fu arrestato la prima volta, ha stabilito la Cedu, sarebbe dovuto essere detenuto in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza in quanto la sua condizione psichica non è compatibile con la prigione. A causa dell’assenza di posti restò per due anni a Rebibbia «in un contesto caratterizzato da cattive condizioni carcerarie e senza una terapia per rimediare ai suoi problemi e evitare che si aggravassero».
Quattro giorni fa, il nipote di Kim Rossi Stuart è stato arrestato dai carabinieri per tentato furto, lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale. Il passeggero di un tram aveva chiesto aiuto alle forze dell’ordine dopo l’aggressione e la rapina commessa al 28enne sul veicolo pubblico.
Quando sono sopraggiunti i militari, il 28enne ha iniziato ad assalire pure loro, tant’è che per fermarlo, dato che è alto quasi due metri, ci è voluto il taser, la pistola che lancia scariche elettriche e che gli agenti utilizzano in casi come questo.
Il gup ha convalidato l’arresto e ne ha ordinato la custodia in carcere a Regina Coeli. L’arresto precedente era del luglio 2018, e si era verificato in situazioni del genere. Il ragazzo aveva commesso un furto in un negozio e poi opposto resistenza alle forze dell’ordine.
Dagli esami sulla sua condizione mentale si attestava la “pericolosità sociale” e una “parziale irresponsabilità” per le sue azioni. Doveva essere curato in una struttura adeguata. Il carcere fu deciso perché il giovane aveva commesso una violazione dei domiciliari.
«I governi hanno l’obbligo di organizzare il sistema penitenziario in modo da garantire il rispetto della dignità dei detenuti, indipendentemente da qualsiasi difficoltà finanziaria o logistica», avevano scritto i magistrati Cedu nel gennaio scorso. Ora questo arresto riaccende i riflettori sulla gestione del giovane fuori e dentro la prigione.