La rabbia dei colleghi di lavoro dell’uomo, che ha perso la vita a 61 anni a causa di un infarto. Essendo il personale sotto organico, Buccoliero copriva i buchi. Il racconto del direttore sanitario:«Grande lavoratore, come dirigente non sottostava a turnazioni prestabilite».
Lo staff del nosocomio era sotto organico, e lui faceva pure da tappabuchi. «Siamo sotto organico e Giovanni, come tanti di noi, faceva anche da tappabuchi. Martedì sera, arrivando in ospedale, ha lavorato dodici ore al Pronto soccorso. Poi, dalle 8 del mattino successivo, altre dodici in reparto rientrando a casa solo mercoledì sera. Giovedì mattina era poi regolarmente in reparto a fare le visite ed è morto praticamente in corsia».
Così raccontano i colleghi di Giovanni Buccoliero, 61 anni, morto a causa di un infarto all’ospedale “Giannuzzi” di Manduria, in provincia di Taranto. L’uomo avrebbe compiuto 61 anni a novembre ed era primario al reparto di Medicina. Ha avuto un collasso cardiaco, mentre stava visitando i vari pazienti. Si è allontanato spiegando che doveva recarsi in bagno.
«Ma non manifestava alcuna sintomatologia che lasciasse preludere ciò che è avvenuto», spiegherà poi il dg della Asl tarantina, Gregorio Colacicco. Da quel bagno, Buccoliero non è più uscito. Preoccupato per il ritardo nel tornare in reparto, un infermiere è andato a vedere cosa fosse successo e lo ha trovato al suolo, dietro la porta. Subito sono intervenuti per soccorrerlo, ma ogni tentativo di salvarlo si è rivelato vano. Un infarto letale.
La procura di Taranto ha aperto un fascicolo per capire se c’è stato un legame causa effetto tra le 24 ore di lavoro no stop del medico e il suo decesso occorso la mattina dopo, giovedì. Ma la rabbia sale, perché al Giannuzzi, come in altri nosocomi, i turni sono molto pesanti, e spesso per garantire assistenza ai pazienti, pure i dirigenti devono protrarsi a lavorare più del previsto.
Di fronte a questo decesso sul luogo di lavoro, i sindacati si sono fatti sentire. Filippo Anelli della Fnomceo, nel Consiglio nazionale a Roma ha parlato del «grave disagio dei medici, sottoposti a superlavoro, a turni infiniti, senza possibilità di fruire dei riposi previsti dalla legge, o delle ferie».
Il direttore generale dell’ospedale, Colacicco, ha commentato così la morte del dott. Buccoliero:«L’ospedale di Manduria, come tanti altri, è sotto organico e il personale deve farsi carico non solo dei propri turni. Il dottor Buccoliero era un gran lavoratore e non si sottraeva dal prolungare il proprio orario di lavoro. Da dirigente, in ogni caso, non sottostava a turnazioni prestabilite e si regolava sulle esigenze del proprio reparto». Buccoliero lascia la moglie e tre figli.