Termina di fatto – al ne1to di clamorose decisioni del presidente della Repubblica Mattarella – l’esperienza di governo di Mario Draghi.
Dopo un passaggio alla Camera dei deputati intorno alle 9, il presidente del Consiglio Mario Draghi si è recato al Quirinale per presentare le sue dimissioni, questa volta irrevocabili, al Presidente della Repubblica Mattarella.
Scioglimento delle Camere e voto
Dopo la concitata e decisiva giornata di ieri al Senato, il destino del governo Draghi appariva segnato. La scelta di Forza Italia e della Lega, oltre a quella già annunciata del Movimento 5 Stelle, di non votare la fiducia al governo ha fotografato una realtà ormai evidente: la maggioranza che ha sostenuto Mario Draghi nell’ultimo anno e mezzo non esiste più. Quanto avvenuto ieri però è diverso dalla rottura del Movimento 5 Stelle: ieri un pezzo importante della maggioranza ha scelto in maniera chiara di concludere l’esperienza del governo Draghi. Il centrodestra – Lega e Forza Italia, perchè Giorgia Meloni è sempre stata all’opposizione – ha prima proposto un Draghi bis senza Movimento 5 Stelle; poi, di fronte all’atteggiamento del presidente del Consiglio, che invece premeva per un nuovo patto di maggioranza che comprendesse anche Conte, ha deciso di staccare la spina. A quel punto, politicamente, il governo aveva finito di esistere. E nemmeno l’ipotesi di rimpasti o nuove maggioranze, costruite magari intorno ad un personaggio diverso da Draghi, sembrano reggere. Si andrà al voto, presumibilmente dopo l’estate: si parla del 2 ottobre come “election day”.
Il ruolo del presidente Mattarella
A questo punto, a meno di improbabili colpi di scena, resta solo da adempiere a quanto prescrive la Costituzione ed i regolamenti in questi casi. Mario Draghi ha già presentato le sue dimissioni al presidente della Repubblica Mattarella, che questa volta non ha potuto respingerle. Nel pomeriggio il Capo dello Stato riceverà i presidenti di Camera e Senato, Fico e Casellati: passaggio costituzionalmente necessario per sciogliere le Camere, visto che il governo formalmente non è stato sfiduciato. A quel punto il governo ed il parlamento dovranno gestire solo il disbrigo degli affari correnti, mentre partirà la campagna elettorale, che sarà breve ed infuocata. Dopo l’anno e mezzo di “pax draghiana” i partiti vorranno recuperare terreno e l’estate già bollente lo diventerà ancora di più, almeno sul fronte politico.
Guerra, PNRR, crisi energetica: che succede?
Rimane da capire come verranno gestite le macro questioni che il governo stava gestendo in questa fase delicata e complessa. A partire dalla guerra, che aveva visto Mario Draghi posizionarsi in maniera molto netta a fianco dell’Ucraina e anche degli Stati Uniti, all’interno della NATO e non solo. Cosa avverrà adesso? In questi mesi che ci separano dalle elezioni Draghi manterrà un profilo basso? Anche perchè, nell’ipotesi che le elezioni le vinca il centro destra, non è detto che la posizione dell’Italia sarà esattamente quella espressa dall’attuale governo. Per quel che riguarda il PNRR la domanda è ancora più inquietante: l’Europa si fiderà della gestione da parte di qualcuno che non sia il “fidato” Mario Draghi? Non è detto, e su questo fronte potrebbero arrivare delle sorprese. Senza parlare poi della gestione della crisi energetica, che è una urgenza indifferibile e che invece sarà ora affrontata da un governo dimesso.