Un epilogo inaspettato ieri in Parlamento, Forza Italia e Lega approfittano della crisi innescata da Giuseppe Conte per chiudere l’esperienza di governo di Mario Draghi. Ora l’unica strada sembrano essere le elezioni anticipate.
Il Governo Draghi non esiste più. La votazione di ieri al Senato ha decretato la fine dell’Esecutivo guidato dall’ex-presidente della BCE per il quale a questo punto le dimissioni non potranno che essere definitive. Presenti 192, votanti 133, favorevoli 95, contrari 38: questo il risultato a palazzo Madama alla risoluzione firmata da Pierferdinando Casini che prevedeva la fiducia.
Eppure Draghi aveva provato a ricomporre i pezzi della maggioranza lanciando un appello alle forze politiche di tornare sui loro passi (in particolare al M5S), evitando giochi elettorali e prendendosi le proprie responsabilità di fronte al Paese, responsabilità rimandate al mittente. Oggi il Presidente del Consiglio si recherà direttamente dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per annunciare il suo addio irrevocabile a capo del governo.
Il Movimento 5 Stelle è il principale responsabile del disastro politico in corso. Giuseppe Conte ha scelto di porre i bastoni tra le ruote a Draghi per, secondo i suoi calcoli, recuperare consenso alla sua figura e a quella dei pentastellati con il risultato invece che ora il partito è in picchiata nei sondaggi. In questa situazione di crisi si sono infilati Forza Italia e Lega: hanno visto uno spiraglio per le elezioni anticipate e hanno colto la palla al balzo per l’assist a Giorgia Meloni e Matteo Salvini che da tempo chiedevano di porre fine alla legislatura.
I grandi perdenti della battaglia che si è combattuta in Parlamento sono Enrico Letta e Luigi Di Maio. Il segretario del Partito Democratico ha provato in tutti i modi a ricucire i pezzi della maggioranza, addirittura cercando di tenere dentro il M5S anche per non spaccare l’alleanza costruita in questi anni in vista delle elezioni politiche. Letta ieri mattina aveva aveva dichiarato di avere “buone sensazioni” e di sentirsi “sereno“: mai parola sarà più nefasta per lui.
Il ministro degli Esteri invece aveva capito da subito come sarebbe andata, affermando che Conte non avrebbe votato la fiducia e che il governo era a rischio. La sua scelta di abbandonare i pentastellati era motivata anche da questo.
Difficile immaginare che sia possibile trovare un’altra maggioranza in grado di portare avanti un governo stabile fino alla prossima primavera. Fino a poco tempo fa sembra impensabile ma è facile supporre che Mattarella decida di sciogliere le Camere e andare a elezioni anticipate previste magari per metà ottobre. Un governo di transizione guidato da un tecnico che svolga le funzioni essenziali è la soluzione che si prospetta.
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