La tattica dell’ex-presidente del Consiglio per riacquisire consenso e imporsi nel governo è stata del tutto fallimentare. Ora Conte dovrà fare i conti con gli stessi pentastellati dopo aver provocato una scissione, diverse fuoruscite e aver decimato il voti del Movimento.
Sperava di far risalire il Movimento 5 Stelle nei sondaggi e prendersi definitivamente in mano il partito dopo il recente addio di Luigi Di Maio e una cinquantina di parlamentari. Giuseppe Conte, l’eterno indeciso, l’uomo per tutte le stagioni, il politico che non esprime mai un’opinione e non sceglie nessuna battaglia, è il grande sconfitto di questa crisi che ha posto fine al Governo Draghi.
Matteo Salvini voleva un altro Papeete e Conte glielo ha regalato, ponendo fine all’Esecutivo senza una ragione reale. Un vero e proprio assist al Centrodestra che non solo si trova in netto vantaggio alle prossime elezioni, stando ai sondaggi, ma che appare privo di un concorrente competitivo. La mossa parlamentare del M5S di non sostenere più Draghi ha di fatto rotto l’alleanza con il Partito Democratico che ora dovrà guardare al centro per rinnovare il Campo largo invocato da Enrico Letta, il quale non può più fidarsi in alcun modo dei pentastellati.
M5S CONTRO CONTE
Ha forzato la mano anche con i grillini rimasti nel M5S, ponendosi contro ogni scelta dei suoi ministri più rappresentativi Federico D’Incà e Stefano Patuanelli, contro il capogruppo alla Camera Davide Crippa e anche contro Beppe Grillo che gli aveva dato le chiavi del partito la scorsa estate dopo averlo definito “uno senza doti manageriali“, “un generale con l’uniforme di gala a capo di un esercito che non controlla” e “uno dei più grandi specialisti di penultimatum che abbia mai visto“. Ma a volte gli ha detto anche di peggio.
Lo scrittore e saggista Maurizio Bettini in suo articolo descrive Conte come il personaggio della fiaba Il falso Sempliciotto, “ha fatto tutti i disastri che si verificano quando i Sempliciotti si trovano ad affrontare una prova difficile non nelle fiabe, ma nella realtà“. Insomma Conte è solo un uomo estremamente fortunato, che aveva superato tutte le prove che gli si erano posteo davanti per puro caso ma che questa volta ha fallito, e di brutto.
CHI GUIDERA’ I 5S
Grillo sta già pensando di rimpiazzarlo sia come capo politico del Movimento sia come front-man per l’imminente campagna elettorale. Virginia Raggi e Alessandro Di Battista sono in pole position per far tornare il M5S quella forza aggressiva e spregiudicata che è stata prima del suo arrivo a palazzo Chigi. Anche Danilo Toninelli e l’area più ortodossa dei grillini hanno chiesto il ritorno di Dibba e la testa dell’ex-premier.
Ma questa volta non basterà, i pentastellati sono stati sorpassati in populismo da Lega e Fratelli d’Italia, le loro promesse improbabili smantellate dall’arrivismo dei suoi eletti e dalla realtà con cui si sono dovuti scontrare, le loro esperienze di governo e nella amministrazioni locali a dir poco disastrose (vedi la stessa Raggi a Roma) gli hanno fatto perdere l’appoggio popolare di cui hanno goduto per anni. Il M5S è destinato a tornare ai numeri da prefisso telefonico che hanno caratterizzato la prima fase della cavalcata che li ha portati oltre il 32% dei voti del 2018. Conte è sicuramente tra i maggiori responsabili, sebbene non l’unico.