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Estero

Putin a Teheran lancia l’asse anti-Nato: un successo il vertice tra Russia, Iran e Turchia

Mosca arruola l’Iran nelle file dell’alleanza anti Nato, che può avvalersi anche del ruolo ambiguo giocato dalla Turchia.

Russi e iraniani stringono importanti accordi sul gas e sulla creazione di un sistema di pagamenti bancari alternativi allo Swift.

I tre leader di Iran (Ebrahim Raisi), Turchia (Recep Tayyip Erdoğan) e Russia (Vladimir Putin) – Meteoweek

Spicca, anche sul piano visivo – che in questo caso diventa simbolico – il contrasto tra i pugnetti in stile anti Covid tra Joe Biden e Mohamed bin Salman a Jeddah e la scena del vertice di ieri a Teheran tra i leader di Russia, Turchia e Iran. Qui è stato il tripudio delle strette di mano e dei sorrisi. Per non parlare del lunghissimo tavolo dove il presidente russo aveva ricevuto i politici europei (vedi Macron) che venivano a Mosca col ramoscello d’ulivo. Il linguaggio del corpo non mente: ben diverso il clima e la prossimità anche fisica che si percepiva tra il russo Putin, gli iraniani Ebrahim Raisi e Alì Khamenei, e il turco Erdogan.

La differenza, direbbe De Gregori, salta agli occhi: la Casa Bianca non è riuscita nell’intento di spingere l’Arabia Saudita verso il sostegno aperto a Kiev, mentre il Cremlino ha arruolato l’Iran nel suo asse anti-Nato. In più Mosca ha riconosciuto ad Ankara il suo ruolo geopolitico di dominatrice degli spazi vuoti dello scenario internazionale: né contro la Nato né con la Nato, un giocatore buono per tutte le scacchiere ma che soprattutto pensa a fare le proprie mosse.

In agenda, al vertice di Teheran, c’era la questione della Siria. Ma i risultati più rilevanti hanno riguardato i dossier bilaterali. Primo fra tutti il consolidamento dell’asse economico-industriale tra Russia e Iran. La russa Gazprom si vede assegnare lo sfruttamento di uno dei più ricchi giacimenti di gas al mondo, il North Pars, oltre a sette altri campi d’estrazione. Con un investimento di 40 miliardi di dollari per la compagnia di Mosca. Da Teheran parlano del «più grande impegno finanziario straniero di sempre». Molte compagnie occidentali (tra le quali anche l’italiana Eni) avevano puntato gli occhi sul North Pars. Ma poi le sanzioni introdotte da Trump avevano congelato tutto.

Uno Swift russo-iraniano

Il secondo accordo tra Mosca e Teheran è invece di natura finanziaria. Russia e Iran, com’è noto, sono i due Paesi più colpiti da sanzioni a livello mondiale. Tutti e due esclusi dal sistema dei pagamenti bancari Swift (controllato dagli americani). Perciò hanno deciso di farsene uno tutto loro, indipendente da Washington. La Russia metterà a disposizione il software, adottato dagli iraniani. A lancio avvenuto, 200 milioni di persone (140 milioni di russi e 60 milioni di iraniani) potranno effettuare prelievi con le loro carte nei bancomat dei due stati. Lo scopo è quello di di creare un nucleo sufficientemente stabile per poter consentire anche ad altri Paesi o banche di aderire.

«Il dollaro dovrebbe essere gradualmente tolto dal commercio globale», ha dichiarato senza giri di parole l’Ayatollah Khamenei. L’unico ostacolo alla de-dollarizzazione – non da poco – è che ambedue i Paesi sono venditori di energia. E perché il denaro entri in circolazione nel nuovo Swift russo-iraniano serve che qualcuno compri la loro energia in cambio di denaro. Per poter fare a meno del dollaro Russia e Iran avrebbero bisogno della Cina.

Washington sospetta che gli accordi russo-iraniani abbiano come parziale contropartita la fornitura a Mosca di droni armati di Teheran da impiegare nel conflitto ucraino. Gli iraniani negano e i russi non confermano. Qualche dubbio può farlo venire la limitata capacità produttiva dell’Iran, ma le potenzialità ci sono, eccome.

Nel corso dei bilaterali, Ankara ha portato a casa l’impegno a accrescere l’interscambio con Teheran e un’ulteriore apertura di Putin sui porti ucraini per permettere l’esportazione del grano fermo nei silos. Erdogan ha tutto l’interesse di dimostrare la centralità della sua mediazione per risolvere la crisi mondiale del grano. Ma dal leader del Cremlino arrivano segnali ambigui: «È positivo che grazie alla mediazione di Erdogan ci siano stati progressi, ma non tutto è risolto».

In Europa va registrato il via dei negoziati di adesione alla Ue da parte di Albania e Macedonia. In Russia invece continuano a volare alto i falchi, tra i quali l’ex presidente Dmitry Medvedev, per i quali la pace in Ucraina ci sarà solo alle condizioni dettate da Mosca. E anche se la fanteria dovesse faticare a fare progressi, a piegare la resistenza di Kiev ci saranno i missili, pensano a Mosca.

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