La figlia e il genero di Giuseppe Pedrazzini, 77 anni, indagati con la moglie dell’anziano, dovranno rientrare in carcere come stabilito dal Tribunale di Bologna
Devono rientrare in carcere. Peggiora la posizione dei familiari dell’anziano Giuseppe Pedrazzini, 77 anni, di Toano, in provincia di Reggio Emilia, ritrovato privo di vita nei pressi della propria abitazione, sotto una pesante lastra, il 12 maggio 2022, dopo la sua sparizione da un po’ di tempo.
Il tribunale della Libertà di Bologna ha disposto la custodia cautelare in prigione per la figlia di Giuseppe, Silvia, e per il genero, Riccardo Guida, invece che l’obbligo di firma e dimora a cui dovevano sottostare. Secondo i pm bolognesi, la misura più restrittiva va attuata non solo per i reati di truffa e soppressione della salma, ma anche per sequestro di persona.
Per la vedova del 77enne, Marta Ghilardini, resta l’obbligo di firma e dimora, ma pure per lei c’è il reato di sequestro. Le misure cautelari restano in sospeso e non saranno esecutive finché non saranno definitive, quindi fino a una sentenza della Cassazione in caso che le difese facciano ricorso.
La storia dell’anziano rinvenuto nel pozzo
Tutto ha avuto inizio l’11 maggio scorso, quando i carabinieri ritrovarono una salma in un pozzo a Cerré Marabino di Toano. Alcune ore più tardi si venne a sapere che era il cadavere di un anziano che i militari stavano cercando da poco tempo. L’uomo, agricoltore, era in un pozzo che spesso lui utilizzava per l’irrigazione.
Giuseppe era sparito da fine gennaio, ma i suoi familiari non avevano denunciato l’accaduto. Alcuni conoscenti, però, dopo aver fatto parecchie domande su che fine avesse fatto il 77enne, ai primi di maggio si erano recati dai carabinieri per denunciare il fatto che l’uomo fosse sparito.
A quel punto hanno avuto inizio le ricerche, conclusesi in poche ore con il ritrovamento della salma dell’anziano. Da quanto asserisce la procura, i tre familiari avrebbero agito, spinti da ragioni di tipo economico. L’ipotesi è dunque di truffa ai danni dello Stato, in ragione del fatto che avrebbero proseguito a percepire la pensione di Giuseppe, anche dopo la sua sparizione.
A detta della vedova del 77enne, interrogata il 31 maggio scorso, Giuseppe fu tenuto segregato per motivazioni economiche. Agli atti sono finite pure le dichiarazioni di un nipote, che ha raccontato di aver notato il nonno che piangeva perché non poteva incontrare i propri amici.
Dall’inchiesta portata avanti dai carabinieri di Reggio Emilia, è inoltre emersa la mancanza “di ogni remora” da parte della figlia e del genero dell’uomo «nel dar esecuzione a un progetto criminale come quello di cui è stato vittima» l’anziano di Toano, «lasciato morire, senza alcuna assistenza sanitaria, nella propria abitazione sebbene, quantomeno negli ultimi giorni prima del decesso le sue condizioni fossero di molto peggiorare».