Domani il premer riferirà in Parlamento sulle sue dimissioni, quasi tutti gli chiedono di restare ma sanno che del M5S non è possibile fidarsi. Senza i pentastellati però non si fa nulla. Ecco quali sono le scelte dei partiti.
Sono ore decisive per il governo di Mario Draghi. Domani il Presidente del Consiglio riferirà al Senato sulla sua decisione di rimanere a capo dell’Esecutivo, ma è oggi che si chiuderanno i giochi tra i partiti per stabilire se sarà possibile andare avanti con questa maggioranza o trovare un’altra soluzione.
La possibilità che Draghi scelga di rimanere c’è, molto dipende da cosa si sono detti con Mattarella in questi giorni, ma anche da come i partiti decideranno di muoversi. Il premier non è uomo da giochi di palazzo, non vuole maggioranze diverse da quella attuale e quindi tutto è nelle mani della volontà dei leader, in caso contrario questo potrebbe portare a elezioni anticipate che si potrebbero tenere già a ottobre.
Ecco qual è la situazione dei partiti in vista della possibile fiducia di domani.
Il partito fondato da Beppe Grillo e Giaroberto Casaleggio è più diviso che mai. Dopo l’abbandono di una grossa fetta dei parlamentari passati con Insieme per il Futuro del ministro Luigi Di Maio, il Movimento ha perso la maggioranza relativa in Parlamento ma anche tra coloro che sono rimasti c’è un forte malcontento nei confronti di Giuseppe Conte e le posizioni dei singoli parlamentari sono molto diverse tra loro.
Il M5S potrebbe scegliere di non votare la fiducia a Draghi, ma c’è aria di sabotaggio verso il capo politico ed ex-premier. Si potrebbe addirittura immaginare un cambio di guida del partito, con Conte messo in panchina dopo la rivolta dei parlamentari guidata dal capogruppo alla Camera Davide Crippa che spinge fortemente per rimanere nel governo e non distruggere l’alleanza con il Pd. Del resto Conte non ha una strategia politica chiara, i 9 punti da lui presentati a Draghi sono molto vaghi e lo stesso premier si era reso disponibile a un dialogo che ha lui ha puntualmente disatteso.
Secondo Roberto Gressi “sembra sempre più probabile che ormai l’ex premier sia fuori dalla partita” scrive sulle pagine del Corriere della Sera. Persino Beppe Grillo vuole abbandonarlo, infastidito e sconfortato dalla personalizzazione del partito intrapresa da Conte.
Salvini ha chiesto più volte le elezioni ma anche un anno fa la sua scelta di lasciare l’Esecutivo fu sabotata dall’ala governista della Lega guidata dal ministro Giancarlo Giorgetti e sostenuta dai governatori Zaia, Fontana, Tesei, Fedriga, Solinas e Fugatti. Gli amministratori sanno bene che senza Draghi si rischiano di perdere molti fondi del Pnrr così come il tessuto produttivo del partito. Rimane il dubbio amletico: rimanere al governo vuol dire perdere voti, andare a votare rischia di lasciare il Centrodestra in mano a Giorgia Meloni. Probabile che alla fine si opti per la prima scelta, ma i dubbi rimangono.
“Noi chiediamo stabilità per il Paese, stabilità che non si può avere con il M5S al governo. Conte e i suoi sono inaffidabili. La soluzione è o un governo Draghi senza 5 Stelle o il voto” afferma Silvio Berlusconi. Il Cavaliere vuole andare avanti con un esecutivo senza M5S, una opzione che Draghi non vuole.
Con Azione e Italia Viva, è il partito che è più convinto della necessità di andare avanti con Draghi e questa maggioranza. Letta sta provando a ricucire con tutti gli alleati di governo e i sondaggi vedono il Partito Democratico in crescita, segno che deve continuare su questa strada.
Giorgia Meloni vede il partito crescere sempre di più nei sondaggi e dice una sola parola da mesi: elezioni. Si sta mangiando la Lega pezzo per pezzo e si pone come prossima leader della coalizione. Nel caos politico FdI continua la sua strada.
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