Dopo molte settimane difficili, i Cinque stelle arrestano la loro caduta di consensi. Per il partito di Conte arriva perfino un piccolo “rimbalzo”.
Il M5S torna così sopra la soglie dell’11%. Crescono anche gli azzurri di Forza Italia. In leggero calo i partiti maggiori.
Sono ore concitate per la politica italiana: il M5s si è astenuto sul dl Aiuti ma non ha ritirato la sua delegazione dal governo. Resta comunque la spada di Damocle di una crisi che potrebbe aprire la strada alle elezioni anticipate.
Le prossime ore diranno quale scenario ci aspetta. Nel frattempo è interessante seguire i sondaggi sullo stato di salute dei partiti. Un esercizio utile anche per capire chi possa avere interesse ad avvantaggiarsi da una crisi di governo, precipitando la situazione per andare al voto anticipato. L’AGI, nella sua Supermedia settimane dei sondaggi, ha fatto il punto della situazione.
Dai dati emerge una piccola risalita (+0,6%) del M5S, che ferma una caduta verticale che durava da settimane e torna sopra l’11%. In salute anche Forza Italia, ancora più in crescita (+1,1%) rispetto due settimane fa, con gli azzurri che tornano a sfiorare il 9%. In leggera flessione invece i tre partiti maggiori, cioè Fratelli d’Italia (in calo di mezzo punto, anche se rimane in vetta col 22,4%), Partito Democratico e Lega (ambedue con un -0,2%).
Praticamente scomparso Insieme al Futuro a più di due settimane dal varo del nuovo partito di Luigi Di Maio. Dopo le prime stime – alcune delle quali facevano ben sperare – la nuova forza del ministro degli Esteri non viene nemmeno rilevata dai sondaggi più recenti.
Lo scenario in caso di voto anticipato
Se si andasse al voto anticipato, con l’attuale legge elettorale (il Rosatellum) il centrodestra potrebbe agevolmente arrivare alla maggioranza assoluta dei seggi, conquistando buona parte di collegi uninominali. Le cose cambierebbero – e di molto – se invece dalla crisi nascesse un Draghi-bis, con il M5S fuori dalla maggioranza di governo. Una ipotesi teoricamente possibile dato che il governo, dopo la scissione di Di Maio, ha i numeri in Parlamento anche senza i pentastellati.
A cambiare, e non di poco, sarebbero gli equilibri interni alla maggioranza. La componente più “pesante” attualmente è quella giallorossa (PD-M5S-MDP), con poco meno del 35%. Senza il M5S, sarebbe invece il centrodestra (Lega-FI-centristi) a primeggiare nel governo di di unità nazionale, anche se di poco (24,8% contro 23,7%). Con ovvie ripercussioni sulla linea politica dell’esecutivo, a quel punto molto più “sbilanciata” verso il centrodestra, e in particolare verso il Carroccio.
Il giudizio degli italiani sul Governo Draghi
Quanto al giudizio degli elettori sugli attuali sviluppi politici, appare chiaro che quanto sta succedendo non trova il gradimento degli italiani. Secondo una recente inchiesta di Demopolis, quasi due italiani su tre (il 65%) vogliono che il Governo Draghi arrivi a fine legislatura, mentre solo il 27% vorrebbe il voto anticipato, a fine estate. A voler mantenere in vita il governo Draghi, peraltro, non ci sono solo gli elettori del PD (95%) e di Forza Italia (88%), ma anche – un poco a sorpresa – la maggioranza assoluta di quelli della Lega (56%) e perfino dei Cinque stelle (51%).