Chiavetta Usb contenente gli atti vuota: salta il verdetto del processo Eternit bis a Torino

Imputato nel processo è l’impresario svizzero Stephan Schmidheiny, per cui il procuratore generale aveva chiesto di confermare la condanna a 4 anni

La chiavetta Usb contenente il “90% degli atti” in merito al processo Eternit bis non è utilizzabile, «come se fosse vuota o danneggiata». Ecco perché la Corte d’appello di Torino, che oggi avrebbe dovuto dare il verdetto, si è trovata obbligata a un rinvio. «Siamo mortificate ma quando siamo andate a cercare un certo passaggio di una consulenza tecnica non abbiamo trovato più nulla», hanno fatto sapere i magistrati. Imputato nel processo è l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, per il quale il pg aveva fatto richiesta di confermare la condanna a 4 anni.

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All’impresario sono mosse accuse inerenti la morte di due persone causate, per la procura, dall’amianto lavorato nello stabilimento sito a Cavagnolo.

La Corte ha domandato al procuratore Pellicano di recuperare il materiale e il giudice ha comunicato che si rivolgerà al collega che si occupò dell’accusa nel corso del processo di primo grado. Ora la causa è stata rimandata a settembre per “ricostruzione di atti mancanti“. La Corte darà alla difesa una scadenza di altri 15 giorni.

Il processo Eternit bis di primo grado e la condanna a 4 anni

Nel 2019, il tribunale di Vercelli, nell’ambito del processo Eternit bis di primo grado, aveva condannato a 4 anni per omicidio colposo, il milionario svizzero Stephan Schimidheiny, padrone del gruppo Eternit. La pena inizialmente richiesta era stata di sette anni.

Le vittime sono due operai dello stabilimento Eternit di Cavagnolo (Torino), morte a causa di un mesotelioma pleurico dopo essere stati a lungo esposti all’amianto. Si trattò della prima condanna del magnate, dopo la prescrizione del 2014. Le accuse, in quel caso, furono di disastro ambientale.

La storia

A Casale Monferrato negli anni’80 ci fu uno stabilimento Eternit con impiegati 5 mila lavoratori. Quella fabbrica causò 392 decessi per asbestosi e mesotelioma, conseguenti all’esposizione all’amianto. Non solo i dipendenti, ma pure persone che vivevano lì, per via della diffusione dell’amianto nell’aria. Attualmente, l’amianto è vietato da 30 anni. Il processo Eternit è uno dei processi che ha creato maggiori polemiche in Italia e non c’è ancora una sentenza definitiva.

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