Il tribunale ha condannato la compagnia per non aver saputo prevenire il disastro nella centrale nucleare dopo il devastante tsunami del marzo 2011.
Per la compagnia giapponese è arrivata la sentenza che la condanna a un risarcimento da record, mai visto prima.
Nuova sentenza sul disastro nucleare di Fukushima. Un tribunale di Tokyo ha condannato il gruppo Tokyo Electric Power (Tepco), la più grande compagnia elettrica del Giappone, per non essere stato capace di prevenire la catastrofe del marzo 2011. Il tribunale ha ordinato alla Tepco un rimborso record: 13mila miliardi di yen, pari a 94,6 miliardi di euro. Il verdetto arriva al termine di un processo del 2012 contro i dirigenti della Tepco dopo il triplice incidente: il terremoto di magnitudo 9, lo tsunami seguito al sisma e la diffusione delle radiazioni nelle aree limitrofe.
Per la prima volta un tribunale giudica colpevoli del disastro gli ex dirigenti del gruppo. Per il giudice “l’azienda fu carente di sicurezza e senso di responsabilità”. Gli azionisti, che avevano dato avvio al procedimento nel 2012, sostenevano che si sarebbe potuta evitare la catastrofe atomica. Sarebbe bastato che i dirigenti della Tepco avessero dato ascolto ai rapporti che invocavano misure di prevenzione nel caso di un maremoto. Tra queste l’adozione di sistemi di alimentazione di emergenza e la dislocazione a un’altezza più elevata della centrale nucleare, affacciata sull’Oceano Pacifico nel nord-est del Paese del Sol Levante.
Quando il maremoto investì la centrale l’11 marzo 2011, dopo un fortissimo terremoto sottomarino, erano in funzione tre dei sei reattori dell’impianto: le unità 1, 2 e 3 .Quando le onde dello tsunami hanno allagato i generatori di emergenza, i sistemi di raffreddamento dei reattori si sono guastati. Il resto è storia: lo scioglimento dei nuclei di tutti e tre i reattori, le esplosioni di idrogeno nei reattori 1, 3 e 4, con danni pesantissimi. Per decontaminare e smantellare la centrale all’impianto serviranno ancora molti anni.
Condannati i tre dirigenti assolti nel 2019
“Esprimiamo ancora una volta le nostre più sincere scuse alla popolazione di Fukushima e alla società in generale per i danni e le preoccupazioni causati da questo disastro”. Lo ha dichiarato mercoledì un portavoce della Tepco all’AFP. Nessun commento però sulla sentenza del tribunale. Non è il primo procedimento legale affrontato dall’azienda. Uno lo avviarono anche i residenti, costretti a evacuare la regione a motivo delle radiazioni. Nel 2019 tre ex dirigenti furono assolti in primo grado. Tutt’altra musica invece mercoledì, con le condanne per gli ex manager scagionati nel 2091. Ovvero l’ex presidente del consiglio di amministrazione di Tepco Tsunehisa Katsumata e gli ex vicepresidenti Sakae Muto e Ichiro Takekuro. Tutti condannati assieme a un altro ex dirigente della Tepco, Masataka Shimizu.
Se il terremoto e soprattutto lo tsunami dell’11 marzo 2011 provocò la morte di 18.500 persone nel nord-est del Giappone, la catastrofe nucleare di Fukushima non ha provocato vittime immediate. Il disastro invece ha fatto molte vittime “indirette”: le svariate migliaia di “morti correlate” di numerose persone evacuate dalla regione. Sia lo stato giapponese che la Tepco sono stati a più riprese condannati in procedimenti civili. Ma hanno ricevuto sanzioni puramente simboliche.