Delitto Niccolò Ciatti, il ceceno non si presenta in carcere: è in fuga

Il suo legale, Carles Monguilod, ha detto di non avere nessuna idea di dove si trovi il suo assistito Rassoul Bissoultanov, condannato a 15 anni per l’omicidio di Niccolò Ciatti. 

Rassoul Bissoultanov, il ceceno che deve scontare una condanna a 15 anni da parte del tribunale spagnolo per aver ammazzato di botte Niccolò Ciatti dandogli un calcio in testa in una discoteca di Lloret de Mar nel 2017, sarebbe dovuto comparire oggi in udienza a Girona per decidere come avrebbe dovuto scontare la pena in attesa della condanna definitiva.

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Tuttavia, stamane, il ceceno non è arrivato in aula e il suo legale, Carles Monguilod ha dichiarato di non avere idea di dove possa essere il suo assistito. Ora il tribunale ha emesso un mandato di cattura internazionale. In Spagna, non si va in prigione dopo una sentenza definitiva, ma al termine della sentenza di primo grado.

Oggi, il magistrato, avrebbe dovuto stabilire per quanto tempo far incarcerare Bissolutanov. La condanna è a 15 anni, ed è stato in prigione quasi 4 anni dopo che lo arrestarono. Oggi, forse, il magistrato secondo le regole vigenti in Spagna, l’avrebbe mandato in prigione per scontare 3 anni e mezzo, in attesa che arrivasse la sentenza definitiva. Ma lui è fuggito.

La sentenza della giuria sul decesso di Ciatti è stata emessa lo scorso giugno dopo 4 giorni di processo, in cui sono stati sentiti 35 testimoni. «La morte di Niccolò non si può punire come se fosse un incidente stradale a un semaforo attraversato con il rosso. Niccolò potrà avere poca giustizia perché non sarà possibile restituirgli la vita. Ma bisogna comunque dare giustizia alla sua famiglia. Bissoultanov sapeva che poteva uccidere, ha colpito Niccolò che non poteva difendersi, tutti sanno che un colpo alla testa può uccidere, solo lui ha avuto il coraggio di venire qui e dire che non lo sapeva», erano state le parole del pubblico ministero.

Il commento del padre di Ciatti, come riporta Il Corriere, è il seguente:«È una vergogna che sia accaduto di nuovo e la responsabilità è dei magistrati spagnoli e italiani che l’hanno rimesso in libertà. È la seconda volta che Bissoultanov scappa ma il giudice spagnolo nel momento della sentenza ha stabilito che fosse sufficiente l’obbligo di firma e prima di lui il giudice italiano l’ha scarcerato permettendogli di lasciare l’Italia. È sempre stata questa la nostra paura più grande: che l’assassino di nostro figlio non paghi per quello che ha fatto».

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