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Politica

Il disastro di Roma: dai rifiuti agli incendi, serve un super sindaco

Rifiuti che marciscono sotto il sole per giorni, odori nauseabondi, incendi, nubi tossiche: non è il set del nuovo episodio di Mad Max, è la Capitale d’Italia. Che al momento non è amministrata come sarebbe necessario.

Roma, sabato 9 luglio. Una enorme nube nera si staglia nel cielo romano, visibile in tutta la città. Molto simile a quella provocata dall’incendio di Malagrotta, o a quella prodotta dagli alberi in fiamme tra la Balduina e Valle Aurelia. L’incendio che si è sviluppato qualche giorno fa nel quadrante sud est di Roma ha riportato la Città Eterna dentro un incubo che ormai è pressochè quotidiano. Fumo, esalazioni tossiche, miasmi che vanno a sovrapporsi a quelli prodotti dalle tonnellate di rifiuti abbandonate anche per giorni intorno ai cassonetti.

Il disastro di Roma

Una città in agonia

Non c’è nulla di esagerato o di iperbolico in questa descrizione post apocalittica: è Roma, la Capitale d’Italia, una città meravigliosa, meta turistica per eccellenza, che ha attraversato duemila anni di storia resistendo ad invasioni, saccheggi, carestie, pestilenze. E magari ne vivrà altri duemila, di anni: a condizione di sopravvivere all’incapacità di governarla che da quasi quindici anni sembra la caratteristica principale di chi vince le elezioni, e dunque riceve dai cittadini l’onore e l’onere di amministrarla. Roma è in agonia, sotto tutti i punti di vista: gestione dei rifiuti, gestione delle aree verdi, invasione dei cinghiali, traffico, condizione del manto stradale, trasporti pubblici… Da dovunque la si osservi, le condizioni della Città Eterna sono tragiche. Questo bollente avvio di estate ovviamente non ha migliorato la situazione, che si è facilmente prestata a diventare drammatica. E ovviamente sul banco degli imputati non possono che finirci il sindaco Roberto Gualtieri e la sua giunta, alla guida della città dal ballottaggio del 18 ottobre scorso. Un sindaco votato da poche persone (l’affluenza delle elezioni è stata molto bassa, circa il 48% al primo turno e appena il 40% al ballottaggio, segno evidente di poca fiducia) che, ad oggi, sta parzialmente tradendo le aspettative di chi comunque lo ha votato ed è in attesa di risposte. Ma Roberto Gualtieri è sindaco da poco tempo, ha ereditato una situazione molto complessa ed ha avuto la sfortuna di gestire alcuni eventi non prevedibili, come l’incendio di Malagrotta e lo straordinario caldo che sta flagellando l’Italia.  Sono elementi sufficienti a giustificare un oggettiva lentezza (se non inerzia) dell’azione amministrativa?

Incendio a Roma

La colpa è sempre di chi c’era prima

Alla fine di giugno il sindaco Gualtieri si è presentato in visita a piazza Mazzini, nel quartiere Prati. Luogo centrale all’interno di un quartiere di prestigio, che comunque denunciava da anni la mancanza di interventi continuativi di pulizia delle strade. Ed in effetti spesso i cassonetti di quel quartiere restano traboccanti di rifiuti per giorni, dando vita alle curiose dinamiche di interazione tra esseri umani, gabbiani e topi che spesso vengono immortalati in video pubblicati sui social. In quella circostanza la piazza fu ovviamente ripulita da cima a fondo, con decine di operatori dell’ Ama (Azienda Municipale Ambiente) che fecero riemergere dal degrado il giardino al centro della piazza abbandonato a se stesso da tempo. I cittadini, pur apprezzando la novità, segnalarono al sindaco la necessità di interventi continui, sottolineando come non fosse più tollerabile il riferimento alla “complessa situazione ereditata”. La risposta dei cittadini del quartiere Prati rappresenta bene la situazione di Roma: servono risposte immediate ed evidenti, che spettano a chi amministra. A prescindere da tutto, anche dalle evidenze, anche perchè la consapevolezza delle condizioni emergenziali in cui versava la città era del tutto evidente anche prima delle elezioni.

Emergenza rifiuti a Roma

Una questione di enorme responsabilità: forse troppa

Che Roma abbia attraversato, o meglio abbia subìto amministrazioni devastanti è sotto gli occhi di tutti: da Alemanno alla Raggi, passando per Ignazio Marino che – ad onor del vero – qualche segnale di buon governo lo aveva anche lanciato. Ma la sua storia finì come tutti sappiamo: non sarà mai possibile capire come avrebbe potuto essere Roma se governata per cinque anni dal sindaco dimissionato dai consiglieri del PD davanti ad un notaio. Una scelta politica, quella dei Dem nel 2016,  che diede l’assist definitivo a Virginia Raggi e al Movimento 5 Stelle con tutte le conseguenze che quegli eventi comportarono. Arriva da quei giorni la responsabilità che oggi ricade su Roberto Gualtieri, suo malgrado. Una responsabilità pesante, molto più di quella che forse gli spetterebbe: ma questa è la realtà di Roma oggi. Una città in cui un giorno che passa pesa come un mese trascorso altrove, in cui tutto è drammaticamente appeso ad un filo, in cui basta pochissimo per innescare conseguenze disastrose. Era chiara questa situazione all’ex ministro dell’Economia, nel momento in cui ha accettato di candidarsi a sindaco? Certo che lo era, perchè Gualtieri è un politico di grande esperienza. E non c’è dubbio che, al netto delle dichiarazioni, anche lui sa bene che non è sufficiente la normale amministrazione, per salvare Roma. Serve uno sforzo sovrannaturale, purtroppo per chi ha il dovere di produrlo: perchè i romani non sono più in grado di aspettare degli interventi realmente risolutivi nemmeno per un giorno. La questione, alla fine, è questa: riuscirà l’attuale giunta a gestire una impresa titanica in tempi ridotti? Sfida quasi impossibile, da cui però passa il destino del sindaco Gualtieri e, con lui, della Capitale d’Italia.

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