Kiev accusa Mosca per i razzi lanciati contro un condominio, provocando almeno 6 morti e cinque feriti. Ancora a decine sotto le macerie.
Il Cremlino replica alle accuse accusando gli ucraini di aver bombardato coi cannoni della Nato.
Almeno sei persone sono morte in seguito a un attacco missilistico russo nella regione di Donetsk, nell’Est dell’Ucraina orientale. La denuncia arriva dal governatore della regione, Pavlo Kyrylenko. Secondo il governatore potrebbero esserci ancora 34 persone, tra le quali cui un bambino, a essere rimaste sepolte sotto i detriti.
Il missile ha centrato un condominio di cinque piani, che poi è collassato. L’attacco, riporta Kyiv Independent, è stato messo a segno nella serata di sabato nella città di Chasiv Yar. Oltre alle vittime accertate (si tratta di sei morti e cinque feriti) sotto le macerie potrebbero trovarsi ancora altre 34 persone.
I separatisti filorussi accusano le forze ucraine di aver bombardato la regione di Donetsk con cannoni di calibro 155 mm, un calibro standard della Nato. Un’accusa che, stando a quel che riporta l’agenzia Tass, viene lanciata a Kiev dalla Repubblica popolare di Donetsk.
Mosca rivendica di aver colpito un deposito di munizioni e di aver inflitto rilevanti perdite all’esercito ucraino. L’artiglieria russa avrebbe colpito un punto di concentrazione delle forze ucraine e una fabbrica di ceramica impiegata da Kiev come deposito di munizioni a Slovyansk, nel Donetsk. Nell’attacco sono morti fino a cento soldati ucraini. Lo fa sapere il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov. L’attacco, ha detto il portavoce, ha permesso di distruggere più di mille proiettili per obici statunitensi M-777 e 700 razzi per lanciamissili Grad.
“Le forze armate ucraine domenica hanno sottoposto le aree residenziali di Donetsk a massicci bombardamenti da cannoni calibro 155 mm, che è un calibro standard della Nato”, ha riferito l’ufficio di rappresentanza della Repubblica popolare di Donetsk (DPR).
Anche le forze armate ucraine sono responsabili, forse quanto quelle russe, della strage avvenuta, circa due settimane dopo l’inizio dell’aggressione di Mosca, in una casa di cura nella regione di Lugansk, dove perirono decine di persone. Lo afferma un rapporto delle Nazioni Unite, riferisce l’agenzia Associated Press.
Nell’ospizio si trovavano prevalentemente anziani e disabili, rimasti intrappolati all’interno, privati di luce elettrica e acqua, quando i separatisti filorussi presero d’assalto la struttura, vicino al villaggio di Stara Krasnyanka. L’assalto fu all’origine di un incendio che intrappolò all’interno dell’edificio i pazienti allettati. Secondo l’Onu, si salvarono almeno 22 dei 71 pazienti, “ma il numero esatto delle persone uccise rimane sconosciuto”.
Immediatamente dopo l’attacco, le autorità ucraine accusarono Mosca di aver provocato la morte di oltre 50 persone. Ora l’Onu corregge la versione di Kiev, affermando che pochi giorni prima dell’attacco, avvenuto l’11 marzo, i militari ucraini presero posizione nella casa di cura, rendendola di fatto un bersaglio militare.
Il rapporto dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite non giunge ad affermare che le parti si siano rese responsabili di crimini di guerra, ma nota che la battaglia nella casa di cura rappresenta un esempio di come possano essere utilizzate le persone come “scudi umani” nelle zone di guerra.
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