Per Giorgia Meloni la crisi idrica che stiamo attraversando è frutto di inadempienze e interventi mai eseguiti dal governo attuale e da quelli precedenti.
L’esecutivo avrebbe ignorato anche un documento scientifico dell’Unione Europea, pubblicato a marzo, che metteva in guardia contro l’emergenza crisi idrica.
Giorgia Meloni, in un intervento sul Corriere della Sera, accusa il governo per la grave crisi idrica che sta colpendo il Paese. La leader di Fratelli d’Italia punta il dito contro l’esecutivo. E parla di “gravi responsabilità da parte dell’attuale governo, insieme a quelli che si sono succeduti negli ultimi anni“.
All’origine ci sarebbero inadempienze e interventi mancati. Sono alla base della “crisi idrica che sta mettendo in ginocchio le produzioni industriali e agricole e fra poco anche il semplice uso domestico dell’acqua”.
“Ignorati allarmi dell’Unione Europea”
Per Giorgia Meloni i governanti “non hanno prestato ascolto non solo agli allarmi provenienti da diverse parti, ma anche a uno studio, dello scorso marzo, della Commissione Europea, riguardante la Pianura Padana. Quello che oggi viviamo è conseguenza di inadempienze ben precise, figlie di interventi non fatti, che sicuramente avrebbero reso la situazione di oggi un po’ meno drammatica, a voler esser buoni”.
Meloni passa poi a elencare le criticità: “Chiamiamo i problemi per nome: la distribuzione italiana fa ‘acqua da tutte le parti’ con un tasso di perdita di circa il 40 per cento, sia per l’uso potabile che per quello irriguo. È fondamentale, quindi, che nelle prossime settimane il governo passi dalle parole ai fatti per sbloccare rapidamente le risorse economiche. Rispetto ai 6,5 miliardi di euro di interventi stanziati per il settore idrico tra Pnrr e fondi per le politiche di coesione risultano impegnati, con bandi di gara già affidati, solo 275 milioni di euro: di questi appena 30 sono stati già spesi, con il rischio che buona parte delle risorse previste vengano disimpegnate tra il 2022 e il 2023″.
Meloni: puntare su desalinizzazione del mare
Bisogna dunque dare urgente attuazione, incalza Meloni, alle “procedure istruttorie e approvative per migliorare la rete di distribuzione, attraverso un ‘piano invasi’ a livello territoriale”. Ma non è tutto: per il presidente di FdI “occorre investire sull’evoluzione tecnologica del doppio invaso e del pompaggio idroelettrico in modo da ottimizzare l’uso della risorsa idrica per produrre energia”. C’è poi, spiega la leader dell’opposizione, “un’altra tecnologia che ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e che dovrebbe essere maggiormente sviluppata in Italia: la desalinizzazione del mare, anche per produrre acqua potabile”.
A consigliare di “puntare forte su questa tecnologia” non c’ solo il riscaldamento globale. Ci sono anche “le caratteristiche morfologiche della nostra penisola e le buone prassi osservate in tante nazioni”. Ma l’esecutivo, osserva Meloni, “sembra di tutt’altro avviso”. Tanto che “nella cosiddetta ‘legge salva mare’, ha persino posto una serie di ostacoli burocratici che rendono ancora più lungo e tortuoso l’iter autorizzativo per i dissalatori”. Per la presidente di Fratelli d’Italia questa mossa rappresenta “un autogoal senza alcuna ragione ambientalista, né logica di sviluppo. Oggi abbiamo bisogno di far partire tutto e velocemente e di operare vere semplificazioni normative e burocratiche”.
Lotta contro lo spreco d’acqua sì, ma senza estremismi
Ma non è finita qui, insiste Meloni. “C’è dell’altro naturalmente. Dobbiamo formarci tutti nella lotta allo spreco dell’acqua, che comincia nelle nostre case e che prosegue in diversi altri ambiti, soprattutto produttivi. Ma senza i deliri di chi invoca una presunta buona pratica nel non lavarsi o nel non tirare lo sciacquone del bagno. E senza la guerra all’agricoltura invocata dai soliti ambientalisti che vorrebbero farci nutrire di insetti e carne sintetica”.
I vertici di via della Scrofa sono convinti che si possa “combinare efficacemente il risparmio dell’acqua e la protezione dell’ambiente con la produzione agricola, grazie alla cosiddetta agricoltura di precisione”. Si tratta, spiega Meloni, di “un’innovazione tecnologica preziosa che non può essere imposta per legge, né ridursi a un lusso per pochi, piuttosto deve essere favorita dallo Stato italiano e dall’Unione Europea, in modo da rendere sostenibili gli sforzi economici delle aziende agricole che scelgono di farvi ricorso”, termina il suo intervento la presidente di FdI.