Informatico si costruisce arsenale fai-da-te con stampante 3D: decine di mitragliatrici e fucili in casa

Un informatico si era creato un vero e proprio arsenale domestico. Aveva stampato le armi da fuoco con una stampante 3D.

La polizia gli ha trovato in casa decine di mitragliatrici funzionanti e fucili pronti a essere montati.

Fucile creato con la stampante 3D (immagine di repertorio) – Meteoweek

Aveva materializzato uno degli incubi degli esperti di terrorismo: il nerd armato fino ai denti. Non solo accumulando un autentico arsenale da guerra. Il punto è anche come si è procurato gli armamenti. In maniera del tutto particolare: l’arsenale se lo era creato da solo, artigianalmente e a basso costo, servendosi di una stampante 34.

È la scoperta singolare – e inquietante – fatta dalla polizia in casa di S.M., un informatico di Formello, non distante da Roma. Si può dire l’uomo, sulla quarantina, il classico insospettabile, sposato, con moglie e figlio di due anni, si sia autosabotato. Si è tradito da solo infatti quando martedì è andato al pronto soccorso a causa di ferita di arma da fuoco alla mano. Una lesione che ha insospettito il personale sanitario che ha immediatamente provveduto a segnalare la cosa alle forze dell’ordine.

Un arsenale fatto in casa

Pistola stampata in 3D (immagine di repertorio) – Meteoweek

Non dev’essere stata poca la sorpresa dei poliziotti quando hanno perquisito l’abitazione che l’informatico, riferisce Il Messaggero, condivide con la famiglia. In casa la polizia ha rivenuto infatti la bellezza di 11 mitragliatrici già assemblate e pronte all’uso. Recuperati anche 50 fucili ancora da assemblare, ma coi pezzi già pronti al montaggio.

La scoperta dei poliziotti ha fatto immediatamente scattare per il 40enne l’arresto per detenzione illegale di armi. A convalidare l’arresto ai danni dell’informatico ha pensato poi il Gip di Tivoli.

Agli arresti era finita inizialmente anche la moglie. Ma la donna si è è difesa raccontando alla polizia di essere totalmente all’oscuro dell’arsenale fabbricato dal marito. Che ha confermato le affermazioni della consorte: “Lei non sapeva nulla delle armi“, ha riferito l’informatico agli inquirenti. I quali hanno rimesso in libertà la donna per mancanza d’indizi sul suo coinvolgimento nella vicenda.

L’autogol decisivo

S.M. – riporta ancora Il Messaggero – era quello che si può tranquillamente definire uomo insospettabile. A farlo finire in manette, con ogni probabilità, un autogol. Vale a dire la grave ferita alla mano che si è procurato da sé. E per medicare la quale martedì l’informatico si è recato al pronto soccorso dell’ospedale San Pietro. Ragion per cui è stato trasferito all’ospedale San Camillo.

Qui i medici gli hanno chiesto conto di cosa fosse accaduto. A quella domanda il quarantenne ha risposto in maniera vaga, tagliando corto con un generico “Mi sono fatto male da solo”. Una risposta già poco credibile, alla quale si è sommata la decisione avventata di lasciare l’ospedale subito dopo l’operazione chirurgica. A quel punto i medici si sono definitivamente insospettiti. Allarmati, hanno contattato la polizia. I sospetti hanno trovato conferma nella perquisizione che le forze dell’ordine hanno eseguito quella stesa sera, quando l’uomo è rientrato a casa dall’ospedale.

Gestione cookie