L’ad di Tesla, Elon Musk, ha cancellato l’accordo da 44 miliardi di dollari per l’acquisizione del social network, per una serie di violazioni dell’intesa
L’ad di Tesla, Elon Musk, ha cancellato l’offerta da 44 miliardi per l’acquisizione del social network Twitter. O almeno, così è per ora: Musk ha infatti comunicato il ritiro della proposta che aveva annunciato nell’aprile scorso.
Come mai questo cambiamento? Da quanto si apprende da una missiva firmata da uno studio legale che assiste Musk, sarebbe venuto meno il «rispetto di diversi aspetti dell’accordo» e il «non aver fornito informazioni sui profili falsi e sullo spam». Già da alcune ore questo accordo sembrava traballare.
Ieri sera, 8 luglio, le azioni del social network in questione sono scese del 7%. Musk aveva offerto 54,20 dollari per ogni azione quando aveva avanzato la proposta di acquisizione di Twitter nell’aprile scorso. Nel trading dopo la chiusura il crollo è stato del 9%. Musk adesso, come da accordi, dovrebbe versare un miliardo per aver stoppato la transazione. Ma dopo la comunicazione di accordo saltato da parte dell’ad di Tesla, l’amministrazione di Twitter non ci sta e annuncia di voler continuare l’operazione, per la stessa somma per azione che Musk aveva proposto all’inizio. E afferma che intende far causa al milionario.
Nell’ultimo periodo, Musk aveva sospeso l’acquisizione di Twitter in attesa che il social provasse che gli «spam bot», cioé account falsi automatizzati, costituissero meno del 5% degli utenti. Su questo punto Musk non intendeva trattare, tant’è che la regolamentazione dei bot era tra le «riforme urgenti» da apportare a Twitter.
L’intesa sembrava essere conclusa ad aprile ma da quando è entrata in vigore la sospensione, le possibilità che l’accordo diventasse realtà erano scese vertiginosamente. Alle trattative ricche di tensione si erano sommati anche i timori dei dipendenti di Twitter, con cui Musk aveva parlato in un incontro.
Ma se il ritiro dell’offerta sia davvero l’ultimo capitolo di questa saga o solo una mossa strategica per rivedere i termini dell’intesa non si sa. Potrebbero esserci ancora dei colpi di scena, come già accaduto fino adesso. Certamente la cosa susciterà reazioni e commenti. Tra i primi a dire la propria, il premio Nobel per l’economia Paul Krugman che ha twittato:«Qualcuno deve dirlo, dato il suo evidentemente scarso livello di autocontrollo, Elon Musk appare come il Boris Johnson della tecnologia».
E poi il tycoon Donald Trump, che ha attaccato così il social:«Dunque Twitter ha un’enorme quantità di account finti, molti di più di quelli che ha detto, ed è stata scoperta. Come ho detto settimane fa, gli account ‘spam’ sono probabilmente il 50 per cento e non il 5% degli utenti di Twitter».