Alberto Genovese avrebbe cercato di corrompere la modella che lo fece arrestare, pagando il suo silenzio con 8 mila euro. Altre due ragazze lo accusano di averle violentate
Altre due ragazze contestano all’imprenditore Alberto Genovese violenze sessuali da lui subite. Con queste, salgono a sei le presunte vittime dell’ex leader delle startup, per cui la Procura di Milano, lo scorso 7 luglio ha chiesto 8 anni di prigione nel corso del processo per le prime due accuse.
Adesso si viene a sapere che oltre ai filoni d’inchiesta attualmente in corso in merito agli stupri, all’uso di stupefacenti e questioni inerenti il fisco, si somma anche il tentativo di versare 8 mila euro alla modella che lo fece arrestare per pagarne il silenzio.
Terrazza sentimento, l’attico di Genovese con piscina vicino al Duomo di Milano, era un polo d’attrazione per il mondo della notte milanese. Già, perché lì gli stupefacenti venivano offerti gratis ai “privilegiati”, che facevano la fila di fronte alla porta, come aveva raccontato lo stesso imprenditore nell’interrogatorio di fronte al gup, che a settembre darà il verdetto.
Tra loro, c’erano ragazze da poco maggiorenni o poco più che, rigorosamente selezionate dal giro di amici dell’imprenditore e da lui stesso autorizzate, si recavano lì a qualunque ora. «C’era la musica, c’era da bere e c’era cocaina, ketamina, 2c-b, c’era Md, c’era marijuana. Si faceva uso di sostanze e si faceva il bagno in piscina», ha detto Genovese.
In questo andirivieni, dicono i pm, Genovese pescava le sue vittime. Alla modella di 18 anni stuprata in modo bestiale nell’attico, alla ragazza di 23 anni che fu abusata in modo pesante a Ibiza, e che sono le parti lese dell’attuale processo, nonché alle due giovani che recentemente lo avevano denunciato per episodi simili (ma le loro versioni non sono state considerate sufficienti dal gip per un nuovo arresto, pur restando l’accusa), si sommano ora altre due presunte vittime.
Sarebbero presunte violenze ai danni di una ragazza italiana e una straniera su cui i magistrati avrebbero già diversi indizi, ma agli atti c’è pure la storia di una ragazza lituana che sarebbe rientrata nel suo Paese da Ibiza in condizioni fisiche non buone.
L’ultimo filone d’inchiesta, ergo, è inerente gli 8 mila euro che, prima del suo arresto, Genovese cercò di far giungere alla prima vittima, la modella, quando uscì dal nosocomio in seguito alle violenze. La ragazza rifiutò quel denaro, ma l’azione potrebbe condurre a una nuova accusa, quella di corrizione in atti giudiziari, poiché la 18enne è testimone chiave nell’inchiesta.
Su questo Genovese ha detto al gup che nel momento in cui era lucido, voleva «mettere a tacere pagando la persona, come se questo potesse avere effetto sulle vicende giuridiche», ma quando era sotto effetto di stupefacenti, pensava che i soldi fossero per i «proprietari» della ragazza, che pensava fosse una prostituta, prima che costoro attuassero una qualche vendetta nei suoi confronti. Poi confessa che tuttavia,«per evitare conseguenze, avrei pagato qualsiasi cifra, non posso nasconderlo».