Marmolada, il racconto di un soccorritore: “Che impressione calpestare il ghiacciaio pensando che sotto poteva esserci qualcosa”

Un vigile del fuoco che ha partecipato alle ricerche degli escursionisti dispersi sulla Marmolada racconta la sua esperienza.

Paura sì, ma non terrore nel racconto dell’esperto vigile del fuoco che ha battuto passo a passo il ghiacciaio.

Continuano le ricerche e le operazioni per recuperare gli escursionisti coinvolti nel disastro della Marmolada. A una di queste ha preso parte Moreno Togni, esperto vigile del fuoco di Brentonico, tra il Garda e la Vallagarina. All’AGI Togni ha raccontato le sue sensazioni. Insieme a altri undici colleghi e a due cani il vigile del fuoco ha partecipato a un’operazione di ricerca speciale, battendo passo a passo la valanga di neve, ghiaccio e roccia distaccatasi domenica dalla Marmolada. Prendendosi un rischio non da poco.

Ma non è successo niente: il blocco di ghiaccio ancora pendente è rimasto al suo posto, senza smuoversi. Non c’era molto freddo, ma la coltre di ghiaccio è rimasta dura dall’alba alle dieci di mattina, quando l’arrivo del sole ha cominciato a far sciogliere il manto. Eppure Togni, che pure conosce la ‘Regina delle Dolomiti’ come le sue tasche – per lavoro ma anche per esserci nato accanto – confessa di aver sussultato: “Era da qualche tempo che non ci andavo e, sì, l’ho trovata cambiata. C’era questa lingua colata dura, intrisa di acqua e ghiaccio… Il ghiaccio era ricoperto dal pietrisco. Quando l’ho calpestato e ho pensato che lì sotto poteva esserci qualcosa, mi ha fatto una certa impressione”.

Paura sì, ma non troppa

Moreno Togni – Meteoweek

A accompagnare in quota i dodici della squadra di ricerca è stato un elicottero. A bordo più persone erano pronte a intervenire nel giro di pochi secondi in caso di una nuova emergenza. “All’inizio abbiamo fatto una ricerca veloce e a tappeto coi cani per vedere se trovavamo qualcosa – racconta Togni all’AGI -. C’erano due operatori ‘sentinelle’ posizionate più in alto pronte a dare l’allarme con dei segnali acustici e degli strumenti in grado di farci capire se c’era un pericolo. Il sistema ha funzionato e siamo riusciti a percorrere un’area abbastanza ampia del tracciato in breve tempo”.

Una operazione più rischiosa che faticosa, grazie all’elicottero. Il timore che il ghiacciaio cedesse nuovamente ovviamente c’era, ma non tale da paralizzare i soccorritori. “La paura c’è sempre e per fortuna perché ti fa tenere alta l’attenzione ma le condizioni ambientali erano abbastanza buone. Domani si torna su, e così sarà fino a domenica”.

La squadra ha recuperato un piccozze, zaini e tracce umane che verranno esaminate dal Ris. Il drone nel pomeriggio ha individuato il decimo corpo di chi non ce l’ha fatta.

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