Il giovane avrebbe aggredito la sorella perché, secondo l’accusa, voleva avere la casa. Ecco che cosa è successo
Un giovane, oggi 23enne, nel Natale 2018 (all’epoca aveva 19 anni) assalì la sorella dopo l’ennesimo litigio, come ricostruito dal pm Giorgio Gava, minacciandola come faceva, secondo l’accusa, da circa un anno, gettando nel panico non solo la sorella ma anche la loro madre.
Ieri, il 23enne ha ricevuto una condanna a due anni e quattro mesi di prigione. La sospensione della pena, se dovesse essere definitiva («ma faremo appello perché i fatti non sono come descritti nelle accuse», ha detto ieri il legale Paolo Boldrin), dipenderà dalla frequenza da parte del ventitreenne, di un corso di recupero in merito all’argomento violenze in famiglia.
Per il codice penale, gli atteggiamenti che il 23enne ebbe nei confronti di madre e sorella sono maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e violenza privato con tutta una serie di attenuanti. Nel corso della requisitoria, l’accusa aveva asserito che il 23enne aveva picchiato e minacciato per più di dodici mesi madre e sorella facendo vivere loro un incubo. In un episodio, il giovane avrebbe minacciato la sorella dicendole: «Ti mando via con le cattive, ti ammazzo. Butto via le tue cose».
La procura afferma che il giovane «voleva la casa e le sue minacce e violenze facevano parte di un piano calcolato, per allontanare la sorella da casa, che con la sua presenza faceva reddito, e ottenere dalla madre l’appartamento». Tutto stava quasi per andare secondo i suoi presunti piani, tant’è che il pm afferma che il clima di terrore e la tensione avevano raggiunto livelli tali da creare panico nelle due donne e portare la sorella a trasferirsi per un periodo in un’altra abitazione auspicando che tutto si appianasse.
A dare conferma della versione di madre e sorella del giovane in merito ai litigi e le violenze sono stati i vicini di casa e il medico di base, che ha testimoniato il grave stato di depressione delle due donne, elemento essenziale nel ricostruire la tesi accusatoria contro il 23enne, che da tempo aveva ricevuto un ordine di allontanarsi dalla casa della madre.
Il legale difensore del giovane, provando ad abbattere l’ipotesi accusatoria, aveva asserito che non vi erano prove reali di quanto contestato. «Nessuno nega che in casa non ci fossero discussioni anche accese, ma come accade in ogni casa, non certo comportamenti reiterati di maltrattamenti. Si tratta di un ragazzo che non ha mai avuto problemi», aveva esplicato il legale. Ieri, a seguito del verdetto, la difesa ha comunicato che ricorrerà in appello.
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