La madre di Gabriele e Marco Bianchi afferma che la sentenza di ergastolo inflitta ai figli per l’omicidio di Willy Duarte è ingiusta. “Condannati a furor di popolo” dice ai familiari, ma qualche mese fa la pensava diversamente.
Fa ancora discutere la vicenda legata alla morte Willy Monteiro Duarte dopo la sentenza di condanna all’ergastolo per i due responsabili, Marco e Gabriele Bianchi. I genitori dei due fratelli di Artena si sono chiusi nel silenzio, non parlano con la stampa né con il loro avvocato, ma si lasciano andare allo sfogo con alcuni dei parenti più stretti.
“È una sentenza ingiusta. Non ce l’aspettavamo. Sono stati condannati a furor di popolo” avrebbe detto la madre Simonetta Di Tullio, furiosa per il risultato del processo. La donna, 55 anni, si era lamentata con i media dei giudizi frettolosi dati ai figli, soprattutto per quelle foto diffuse sui giornali dei suoi figli. “Se i miei figli hanno sbagliato è giusto che paghino, ma sono sicura che non sono stati loro a uccidere, una madre certe cose le sa” affermava.
I COLLOQUI IN CARCERE CON GABRIELE
Durante gli incontri che la donna ha tenuto nel carcere di Rebibbia con Gabriele (dialogo intercettato e finito nelle carte del processo) dice al figlio: “Siete su tutti i giornali. Nemmeno se fosse morta la regina“. Si lamenta poi dei problemi legati al denaro: “Non ci sta più nessuno, ti hanno abbandonato tutti, amore mio! Ci dobbiamo vendere le macchine, perché non c’è rimasto più niente“. Si preoccupa poi della salute del marito: “Quel poraccio di padrito (tuo padre)… quello non tiene coraggio a veni’ qua…. sennò gli piglia un infarto. Quando sarà tutto finito, quante persone mi levo dananzi (davanti)… quante!”.
LA RABBIA DELL’AVVOCATO
“È fuori dubbio che siamo di fronte a una sentenza mediatica – afferma l’avvocato dei Bianchi -. Mi spiegate cosa significavano quegli applausi alla lettura della sentenza? I parenti e gli amici erano contenti? E di cosa? C’è poco da essere soddisfatti di fronte a una tragedia così grande. Sì, sono deluso. Profondamente deluso. Per me questa non è giustizia. Anzi, è un aborto giuridico“.
L’avvocato è l’unico a parlare in pubblico, lo fa come un fiume in piena: “Se c’è stato un colpo mortale, perché infliggere due ergastoli? Gabriele non ha assolutamente toccato il ragazzo e Marco ha dichiarato di averlo preso nella parte frontale sinistra dov’era già presente una lesione. Un colpo non mortale, come ha ribadito il professor Potenza, perito della Procura. E se c’è stata una sequenza di colpi, quale è stato, allora, quello mortale? Non si possono infliggere due ergastoli di fronte a una ricostruzione fumosa e, a tratti, contraddittoria” conclude il legale.