I carabinieri arrestano un pakistano di 39 anni per atti persecutori. Non accettava la fine della relazione col compagno più giovane.
Lo aveva anche minacciato di rendere pubblica la loro relazione omosessuale, contraria ai precetti dell’Islam.
Era pronto a tutto pur di non farsi lasciare dall’ex compagno. Così un 39enne pakistano residente in Brianza lo ha minacciato: se lo avesse lasciato avrebbe rivelato la loro relazione omosessuale alla comunità islamica di cui ambedue sono membri. Col rischio di far scatenare una fatwa contro di lui, cioè una condanna a morte per blasfemia. Il 39enne ha perfino minacciato di mandare i loro video piccanti ai suoi genitori, del tutto all’oscuro della loro relazione.
Adesso, dopo una vera e propria escalation persecutoria, lo stalker è finito in manette. Lo hanno arrestato i carabinieri di Seregno e ora è in carcere a Monza.
La storia tra i due era naufragata a febbraio. E da allora il 39enne ha avviato contro l’ex compagno, un connazionale di 26 anni, una persecuzione sempre crescente, con telefonate a ogni ora del giorno e della notte, minacce, appostamenti, pedinamenti, lettere minatorie, danni al telefonino e al parabrezza della macchina. Un’escalation che aveva portato la vittima sull’orlo del collasso emotivo. Tanto che il giovane aveva dovuto ricorrere a un supporto psicologico e a un ricovero al pronto soccorso a causa delle crisi di panico.
Una spirale senza fine di travestimenti, incendi, furti
Il 39enne non aveva mai voluto accettare la fine della relazione. E così, dopo i continui appostamenti e pedinamenti, c’era stata una esplosione di violenza. È successo il 20 maggio scorso, quando l’uomo è arrivato a travestirsi da donna per introdursi in casa del 26enne. Sempre quella notte, stando alle ricostruzioni dei carabinieri di Seregno, l’indagato avrebbe appiccato il fuoco in più punti della casa e sull’automobile, una Jeep Cherokee, col chiaro intento di dare vita a un incendio di vaste proporzioni. Gli avrebbe anche trafugato diecimila euro in contanti da un armadio. Infine avrebbe lasciato una lettera intimidatoria. Una lettera riconducibile con ogni probabilità a lui, dato l’uso di un nomignolo con cui chiamava confidenzialmente l’ex compagno.
Insomma, una persecuzione sempre più pericolosa e sottile che ha convinto Gip del tribunale di Monza a confinarlo agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Visti i tempi tecnici di installazione del braccialetto, attualmente il 39enne è in custodia cautelare in carcere.