Un 39enne pakistano non riusciva ad accettare la fine della relazione segreta con il compagno di 26 anni, minacciando anche di rivelare tutto alla loro comunità islamica. Ecco cosa è successo
Un uomo pakistano di 39 anni ha perseguitato il suo ex compagno con pedinamenti, minacce e quant’altro. Il 39enne, che vive in Brianza, non riusciva ad accettare la fine della sua relazione con un giovane di 26 anni, ed è giunto persino a minacciare di rivelare il loro rapporto omosessuale alla comunità islamica di cui tutti e due sono membri.
Tutto questo, sapendo bene che l’amore tra uomini va contro i dettami islamici e col pericolo che scattasse la fatwa, ossia una condanna a morte per blasfemia. L’uomo ha anche minacciato di mandare dei filmati intimi tra lui e il 26enne ai genitori di quest’ultimo, totalmente ignari del loro rapporto.
Il 39enne, dopo una lunga serie di persecuzioni ai danni del 26enne, è finito in carcere a Monza. La storia tra i due uomini era terminata a febbraio, e da quel momento in poi il 39enne aveva iniziato a perseguitare l’ex compagno in modo sempre più aggressivo, con chiamate a ogni ora del giorno e della notte, pedinamenti, appostamenti, lettere minatorie, danni al telefono e al parabrezza della macchina.
Un vortice persecutorio che aveva portato il 26enne ad avere dei forti attacchi d’ansia e choc emotivi, tanto da necessitare un sostegno dal punto di vista psicologico. Il pakistano aveva iniziato lo stalking ai danni dell’ex compagno con appostamenti e pedinamenti, poi la violenza è diventata sempre più grave, al punto che lo scorso 20 maggio, il 39enne è arrivato a indossare vestiti da donna per introdursi nell’abitazione dell’ex.
Da quanto si apprende dalla ricostruzione operata dai carabinieri, quella notte l’indagato avrebbe messo fuoco in diversi punti della casa del 26enne, nonché all’auto del giovane, con l’intento di causare un grande incendio. Infine, avrebbe sottratto 10 mila euro in contanti da un armadio lasciando una missiva minatoria, riconducibile a lui poiché avrebbe usato un soprannome con cui chiamava il 26enne con tono di confidenza.
Una persecuzione che si è fatta sempre più rischiosa e sottile, e che ha portato il gip del tribunale di Monza a disporre gli arresti domiciliari per il 39enne, con braccialetto elettronico. Ora l’uomo è in carcere.