Inflazione al galoppo. E gli italiani tengono i soldi in banca

L’inflazione – a livelli da record – fa paura agli italiani. Che dunque preferiscono conservare i loro risparmi anziché investirli.

Il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto solo dello 0,3%, mentre i prezzi sono aumentati del 2,2%. Un aumento senza freni che spinge le famiglie verso il risparmio.

L’inflazione galoppa – mai così alta in zona Ocse dal 1988 – e la paura fa novanta. Di conseguenza gli italiani tengono i loro risparmi in banca. I prezzi hanno assistito a una crescita sfrenata: nel primo trimestre del 2022 il potere d’acquisto delle famiglie italiane è cresciuto soltanto dello 0,3% mentre il deflatore implicito dei consumi finali è aumentato del 2,2%.

Per l’Istat nei primi tre mesi il reddito lordo disponibile delle famiglie è cresciuto del 2,6% rispetto al precedente trimestre precedente. Ma nello stesso trimestre la propensione al risparmio delle famiglie italiane ha raggiunto il 12,6% (+1,1 punti percentuali rispetto al quarto trimestre 2021). Questi a fronte di un aumento della spesa per consumi finali più debole in confronto a quella del reddito disponibile (+1,4% e +2,6% rispettivamente).

Pari a 7,2% il tasso di investimento delle famiglie consumatrici, in crescita di 0,4 punti percentuali rispetto alo scorso trimestre, a fronte di un aumento degli investimenti fissi lordi dell’8,1% e dell’aumento del reddito lordo disponibile del 2,6%.

In diminuzione anche la quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 41,0% (- 0,6% rispetto al precedente trimestre). Una flessione che è l’esito di un leggero calo del risultato lordo di gestione (-0,2%), a fronte di un aumento del valore aggiunto pari all’1,4%.

Sempre nello stesso trimestre, a fronte di una crescita degli investimenti fissi lordi pari al 5,2%, il tasso di investimento delle società non finanziarie ha fatto registrare una crescita di 0,9 punti percentuali rispetto allo scorso trimestre, arrivando al 24,1.

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