Ritrovati quattro degli escursionisti che risultavano dispersi nel crollo del ghiacciaio che domenica ha causato una strage.
Proseguono le ricerche ma col trascorrere delle ore il bilancio delle vittime è destinato ad aggravarsi sempre di più.
Ieri a Passo Fedaia il sole splendeva, con temperature attorno ai 15 gradi. Coi turisti che mentre passeggiavano sul muro di contenimento della diga volgevano lo sguardo all’insù: verso la Marmolada, il gigante di ghiaccio ferito al cuore, con quell’enorme squarcio che mette a nudo le stratificazioni di quello che è stato il grande ghiacciaio soprannominato “la regina delle Dolomiti”, discioltosi con velocità per via delle temperature eccezionali.
Passo Fedaia si trova a pochi chilometri dal centro di Canazei. Per raggiungerlo basata un quarto d’ora in macchina in mezzo al bosco. I turisti guardano increduli e fanno notare che c’è davvero troppo caldo, tanto che anche loro girano in maglietta a maniche corte.
In vetta al ghiacciaio si sono registrati anche 12 gradi. Temperature troppo elevate, che hanno accelerato la fusione del ghiacciaio, soprattutto negli ultimi giorni, portando al collasso del seracco della calotta del ghiacciaio. Col risultato a cui abbiamo assistito domenica: una colossale valanga di neve, ghiaccio e roccia che ha investito in pieno oltre venti escursionisti. Ancora parziale il bilancio delle vittime. Finora siamo a 7 morti (3 dei quali identificati), 13 dispersi e 8 feriti (due di loro si trovano in rianimazione). I nomi ancora non sono stati ufficializzati, ma i dubbi ormai sono pochi.
Quattro persone date per disperse nel crollo del ghiacciaio sono state rintracciate ieri e sono in salvo. Restano altri 13 dispersi, la cui scomparsa è stata denunciata dai familiari. Lo ha reso noto il Soccorso alpino. In precedenza si era parlato di 14 dispersi, ma un allarme è rientrato dopo che nelle ultime ore è stato rintracciato un altro uomo, di nazionalità austriaca.
Ma il tragico bollettino delle vittime appare destinato a crescere con l’aumentare delle ore. Dei tredici dispersi, dieci sono di nazionalità italiana e tre di nazionalità ceca. Sono ancora in corso gli accertamenti sulla proprietà di quattro delle sedici vetture parcheggiate nelle vicinanze dei sentieri che conducono al ghiacciaio. Hanno targhe straniere (una tedesca, due ceche e una ungherese).
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