Anche se la guerra in Ucraina finisse domani ci vorrà molto tempo prima di un pieno ritorno alla normalità.
Lo afferma l’ex ministro dell’economia (dei governi di Renzi e Gentiloni) Pier Carlo Padoan.
“La guerra in Ucraina ha innescato un meccanismo che si sta autoalimentando e così l’inflazione, che tanto a lungo si è sperato che fosse temporanea, sta diventando una componente strutturale delle nostre economie”. Lo afferma, interpellato da ‘Repubblica’ l’ex ministro dell’Economia e presidente di Unicredit, Pier Carlo Padoan. “Anche se il conflitto finisse domani la situazione è talmente deteriorata che rimettere in carreggiata i mercati dell’energia richiederà molto tempo”.
Il problema è che “questa è un’inflazione da offerta”. Il che, tradotto, significa “maggiori costi dell’energia e delle materie prime, e come tale per definizione più dura da superare”, spiega Padoan.
Per l’ex ministro dell’economia occorre prima di tutto “evitare che i costi dell’inflazione si scarichino tutti sui ceti più deboli“. E poi evitare anche “che s’inneschi il circuito perverso prezzi-salari che complicherebbe ancora di più la situazione”.
Il prossimo autunno sarà caldo sul fronte sociale
“L’esecutivo – osserva Padoan – riesce quasi miracolosamente a varare importanti provvedimenti, come il decreto salva-bollette dell’altro giorno, senza ulteriori scostamenti di bilancio, e questo è un merito”.
Ma il prossimo futuro, avverte Padoan, non prospetta nulla di buono: “ora dobbiamo prepararci all’impatto dell’autunno“. Ovvero, “quando ci sarà da fare i conti con le conseguenze di medio termine dell’inflazione sia sui bilanci familiari sia sull’apparato produttivo e c’è il rischio di dover operare in un ambiente di crescente disoccupazione. Sarà molto dura“.