Al termine del summit Nato il presidente Usa annuncia nuovi aiuti militari all’Ucraina e indica nella Russia di Putin la minaccia diretta.
Ma il leader americano non dimentica la Cina. Dura reazione da parte di Mosca alle decisioni dell’Alleanza Atlantica.
Nuove armi a Kiev per 800 milioni di dollari: gli Usa le invieranno nei prossimi giorni. Lo ha annunciato il presidente americano, Joe Biden, nella conferenza stampa dopo il vertice Nato a Madrid. “Continueremo a sostenere l’Ucraina finche’ necessario”, ha detto Biden, per il quale Mosca ha già ricevuto un “colpo” dalla guerra in Ucraina con “la perdita della sua statura internazionale” e gli insuccessi bellici che ne hanno indebolito l’immagine di potenza militare. Biden ha poi aggiunto che per la Nato “la Russia è una minaccia diretta e la Cina è una sfida sistemica“.
Quando deciso al vertice Nato di Madrid viola seriamente il patto tra la Russia e l’Alleanza atlantica. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. Mosca, ha assicurato Lavrov, analizzerà per bene le decisioni della Nato. L’intesa, ha aggiunto però il capo della diplomazia russa, rimane legalmente in vigore e la Russia non ha attivato alcuna procedura di rottura. Ma una cortina di ferro sta già calando tra Russia e Occidente, ha fatto notare Lavrov da Minsk.
Intanto toni minacciosi arrivano, ancora una volta dall’ex presidente russo Dmitry Medvedev, intervenuto al Forum legale di San Pietroburgo. Medevedev, parlando delle sanzioni occidentali imposte alla Russia, ha osservato che si sono trasformate in una guerra economica. Dunque potrebbero essere considerate un ‘casus belli’ e fornire il diritto all’autodifesa individuale e collettiva.
“L’attuale pratica, rozza e cinica, delle restrizioni unilaterali contro la Russia, la cui natura illegittima è stata ripetutamente sottolineata a tutti i livelli, è simile, come dicono i nostri oppositori, alla dichiarazione di una guerra economica. Questa è la guerra in cui ampi segmenti dell’intera popolazione mondiale sono le vittime, senza accesso agli strumenti per soddisfare i propri bisogni primari”, ha dichiarato Medevedev.
L’ex presidente russo ha aggiunto: “Permettetemi dunque di ripetere che, in determinate circostanze, tali misure ostili potrebbero essere considerate come un atto di aggressione internazionale o addirittura come un ‘casus belli’. In questi casi, un Paese ha diritto all’autodifesa individuale e collettiva”.
Mosca ha annunciato il ritiro dall’Isola dei Serpenti, nel Mar Nero. “Il 30 giugno, come segno di buona volontà, le forze armate russe hanno conseguito gli obiettivi prefissati per l’Isola dei Serpenti e hanno ritirato la guarnigione sul posto”. È quanto ha comunicato il Ministero della Difesa russo, spiegando che il ritiro si prefigge di facilitare le esportazioni di cereali dall’Ucraina.
Le forze russe continuano invece a attaccare Lysychansk, l’ultima città che permetterebbe a Mosca di aver il pieno controllo della regione di Lugansk. Lo comunica l’ultimo bollettino dello Stato maggiore ucraino su Facebook. Secondo Kiev, “le truppe russe stanno effettuando un’offensiva vicino a Verkhniokamyanka e operazioni di assalto nell’area della raffineria di petrolio di Lysychansk, dove la battaglia continua”. “I russi sono costantemente all’offensiva. Non c’è tregua. Viene bombardato assolutamente tutto”, ha detto il governatore ucraino del Lugansk, Sergiy Gaidai.
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