Blitz anti mafia in provincia di Potenza da parte di polizia e carabinieri in merito ad attività illecita da parte del clan Di Muro/Delli Gatti nel Vulture Melfese
Un’operazione di polizia in provincia di Potenza ha portato a 16 misure di custodia cautelare. Di queste, undici sono in carcere e tre agli arresti domiciliari, mentre per altri due è partito l’obbligo di presentarsi dalla polizia giudiziaria.
L’indagine è inerente le attività illegali del clan Di Muro/Delli Gatti nel Vulture Melfese. I reati contestati agli indagati sono associazione mafiosa, possesso e detenzione illecita di arma da fuoco, estorsioni, tentata rapina e calunnia.
Tra gli indagati c’è anche chi fa parte di inchieste precedenti e da cui sono nate condanne o procedimenti giudiziari che sono attualmente in corso.
Dall’inchiesta, è venuta fuori la mano lunga della banda criminale sulla sagra della Varola di Melfi. Le vittime sono espositori o standisti che, a causa di minacce varie, subivano l’estorsione di denaro da indirizzare poi a detenuti loro affiliati.
L’inchiesta, occorsa sotto la guida della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza e messa in atto da polizia e carabinieri di Melfi, ha fatto scoprire che la banda aveva sfruttato elementi che già in passato erano stati beccati in blitz precedenti, e da cui sono scattati processi che ancora oggi sono pendenti per i seguenti tipi di reati: usura, estorsione, associazione a delinquere.
Da questa inchiesta sono emersi, inoltre, dopo alcuni ulteriori accertamenti da parte delle forze dell’ordine, elementi inerenti l’operatività, dal marzo di 9 anni fa, a Melfi e dintorni, del gruppo mafioso guidato dai Di Muro/Delli Gatti.
L’indagine, come comunica la Procura del capoluogo della Basilicata, con a capo Francesco Curcio, è riuscita a fare luce in merito a un continuo fare delittuoso ricollegabile al progetto della banda criminale, il cui scopo era riunire il sodalizio, in modo da allargare e rinforzare il controllo sul territorio.
Sono stati acquisiti, infine, indizi molto gravi sulla continua disponibilità di armi, che pare fossero fornite da un canale preferenziale a Sam Marino, mentre da una serie di intercettazioni, si è scoperto che le stesse sarebbe servite per affrontare eventuali ulteriori dissidi con il clan rivale dei Cassotta. Questi conflitti, negli anni ’90 e fino al 2008, si manifestarono con una sanguinosa faida che portò a più di dieci decessi e nell’ottobre 2010, al tentato omicidio di A. Di Muro, che risulta tra gli arrestati.