Inizia l’iter per lo Ius scholae, coinvolti quasi un milione di studenti in Italia

Una grande percentuale di ragazzi residenti nel nostro Paese è priva della cittadinanza italiana. Abbandonata ormai l’idea dello Ius soli, al Parlamento è stata avviata la discussione sullo Ius scholae.

Primo Sì in Parlamento sulle nuove forme di concessione della cittadinanza, questa volta la proposta di legge prevede lo Ius scholae, ovvero il riconoscimento della cittadinanza italiana per quei minori che vivono in Italia e che hanno completato un ciclo scolastico nel nostro Paese.

Il testo è in commissione Affari costituzionali della Camera, in questo lato del Parlamento la sua approvazione appare piuttosto fattibile dati i numeri, ma il percorso si complica moltissimo in Senato dove la maggioranza è diversa. Infatti sebbene una parte di Forza Italia sia favorevole a questa formula (per esempio Renata Polverini), Lega e Fratelli d’Italia sono fortemente contrari.

Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera ed esponente di Fratelli d’Italia, ha già spiegato le motivazioni del suo partito nel non volere questa riforma. Per il deputato la cittadinanza italiana deve essere “voluta e meritata e non regalata. I bambini nati in Italia da genitori stranieri non possono essere costretti a diventare italiani. Dobbiamo solo dargli l’opportunità di farlo e di sentire in profondità il desiderio di aderire ai valori non negoziabili della Costituzione italiana. Compreso quello sulla parità uomo-donna, rifiutato dagli islamici. Che facciamo, cambiamo la Costituzione per lo ius scholae?“. Per Fratelli lo Ius scholae sarebbe uno Ius soli mascherato e dunque un “accesso facile” alla cittadinanza.

COSA PREVEDE LO IUS SCHOLAE

Se approvata secondo questa nuova legge per ottenere la cittadinanza italiana prima dei 18 anni, uno ragazzo straniero dovrà essere nato in Italia o essere arrivato prima di avere compiuto 12 anni. Oltre questo dovrà avere completato un ciclo scolastico di almeno 5 anni, siano essi trascorsi alle elementari o alcuni anni di elementari e medie o superiori. La richiesta deve essere presentata da un genitore o un tutore che sia legalmente residente in Italia.

NIENTE IUS SOLI

Definitivamente archiviata la possibilità di vedere approvato lo Ius Soli dunque, a sottolinearlo è lo stesso Giuseppe Brescia,  presidente della commissione Affari costituzionali che è anche relatore dello Ius scholae. La scelta deriva da due fattori: il fatto che in Parlamento non avrebbe mai i numeri (come dimostrato in altre consultazioni) e che la formula del ciclo scolastico per ottenere la cittadinanza trova maggiore consenso non solo in Aula ma anche tra gli elettori.

COME FUNZIONA OGGI LA CITTADINANZA ITALIANA

La legge attuale è molto severa per ottenere la cittadinanza. La legislazione italiana è ferma al 1992 e prevede lo Ius sanguinis, ovvero almeno uno dei genitori deve avere la cittadinanza italiana oppure si deve essere legalmente adottati da cittadini regolari. Se invece si è nati da genitori stranieri, la cittadinanza non può essere richiesta prima dei 18 anni e bisogna dimostrare di avere risieduto “legalmente e ininterrottamente”  nel nostro Paese.

Un legge molto discriminante e restrittiva rispetto agli altri paesi europei, dove invece la cittadinanza viene concessa con maggiore facilità. Le problematiche infatti sono diverse e legate per esempio al tempo in cui un genitore può rimanere in Italia senza che scada il permesso di soggiorno, obbligando l’intera famiglia a trasferirsi.

QUANTI SONO GLI “ITALIANI SENZA CITTADINANZA”

Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Istruzione, gli studenti presenti nel nostro sistema scolastico nel 2019/2020 privi della cittadinanza italiana sono circa 877 mila ragazzi a fronte di 8,5 milioni in totale (circa il 10,3% del totale degli alunni). La maggioranza è nelle scuole primarie con 710 mila, il restante tra medie e superiori. Tra il 2015/2016 e il 2019/2020 il numero degli studenti stranieri nati in Italia è passato da oltre 478 mila a quasi 574 mila, con un incremento del 20%. Nella sola città di Roma circa il 13% i minori residenti è in attesa della cittadinanza.

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