I Paesi del G7 vogliono colpire Mosca mettendo al bando le importazioni di oro proveniente dalla Russia.
Una mossa non irrilevante, visto il peso del metallo aureo sulle esportazioni della Russia. Ma l’Unione Europea è più cauta.
“Colpiremo al cuore della macchina da guerra di Putin”. Lo ha detto il premier britannico Boris Johnson, annunciando l’intenzione di Usa, Regno Unito, Canada e Giappone – riuniti per il G7 a Elmau, in Germania – di bloccare l’importazione di oro russo. Una mossa di grande impatto, visto e considerato l’oro rappresenta la seconda fonte più alta di reddito da esportazione per la Russia, che produce il 10% mondiale di metallo aureo. La Russia possiede una delle riserve auree più grandi del mondo, con un valore valutato in oltre 140 miliardi di dollari.
Le prime acquirenti del metallo prezioso sono le banche commerciali russe, le quali poi lo inviano ai raffinatori prima di venderlo all’estero. A breve dunque dovrebbe scattare il divieto di importazione, che si applicherà all’oro di nuova estrazione o raffinato. Escluso dal bando l’oro di origine russa esportato in precedenza dalla Russia, così come il veto non sarà allargato all’oro russo legittimamente acquistato prima dell’entrata in vigore del divieto di importazione.
I principali mercati dell’oro russo sono proprio i Paesi del G7. Come Il Regno Unito, che nel 2021 ha importato 15 miliardi di dollari in oro russo, quasi il 28% delle importazioni totali di oro del Paese.
La Russia aveva triplicato la disponibilità aurea dopo l’invasione della Crimea nel 2014. Negli ultimi mesi però è rimasta invariata. Stando ai dati del World Gold Council, le riserve auree russe nel primo trimestre del 2022 sono ferme a quota 2.301,64 tonnellate, come negli ultimi quattro mesi del 2021.
“Lo stop dei Paesi del G7 a importare oro dalla Russia priverà il Paese di circa 19 miliardi di dollari l’anno. Una privazione significativa”, ha detto il segretario di Stato Usa, Anthony Blinken. L’annuncio del divieto di importare oro russo dovrebbe arrivare entro martedì 28.
“Le esportazioni russe hanno avuto un valore di 12,6 miliardi di sterline (15,45 miliardi di dollari) lo scorso anno e i russi facoltosi hanno acquistato lingotti per ridurre l’impatto finanziario delle sanzioni occidentali”, ha fatto sapere l’esecutivo britannico in un comunicato.
Resta però dubbiosa l’Unione Europea. Lo mostra la cautela del presidente del Consiglio europeo Charles Michel che, interpellato sul pressing americano per stoppare le importazioni di oro russo, ha risposto che “è possibile che al G7 si trovi uno strumento specifico ma è necessario che l’Unione faccia le sue verifiche, per evitare di diventare vittime collaterali delle sanzioni”.
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