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Estero

Da Amazon a Apple, le grandi aziende Usa che pagheranno le spese per l’aborto alle dipendenti

Una lunga lista di grandi marchi statunitensi si impegna a sostenere le spese mediche e di viaggio alle dipendenti che andranno ad abortire in un altro stato.

Ma non è ancora ben chiaro se sarà possibile farlo dopo la decisione della Corte Suprema che ha cancellato il diritto all’aborto.

Dopo la storica sentenza della Corte Suprema che ha spazzato via la Roe vs. Wade, dal primo luglio toccherà ai singoli stati decidere se mantenere legale o meno l’aborto. Già tredici stati hanno annunciato che vieteranno questa pratica.

Alcune delle maggiori aziende americane invece hanno già deciso di coprire le spese mediche e di viaggio alle proprie dipendenti che andranno in un altro stato per abortire. Così farà JPMorgan, che a partire dal primo luglio si sobbarcherà le spese di viaggio sostenute dalle dipendenti che si sposteranno in un altro stato per abortire.

Sulla stessa linea anche Apple. «Sosteniamo i diritti dei nostri dipendenti a scegliere», ha detto il colosso dell’informatica dopo la decisione della Corte Suprema. Ma si allunga la lista dei grandi marchi che hanno espresso l’intenzione di coprire le spese sostenute dalle dipendenti per abortire in uno Stato diverso dal proprio. Anche Amazon, Starbucks, Microsoft, Disney, Warner Bros. Discovery, Netflix e Tesla hanno annunciato il loro impegno in tal senso.

Incertezze legali, prevale la cautela

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Al momento però non ci sono certezze sul fatto che sia possibile, sul piano legale, spostarsi da uno stato all’altro per andare ad abortire. Per le aziende questo è un campo minato. Il rischio è quello di alienarsi le autorità dello stato. Come è capitato a Walt Disney in Florida, dove l’azienda si è schierata dalla parte dei diritti Lgbt. Ragion per cui adesso prevale il profilo basso. Sostegno ai dipendenti sì, senza però prendere una posizione chiara.

Anche l’azienda Patagonia, riferisce Bloomberg, ha seguito l’esempio di Apple impegnandosi a sostenere le spese di viaggio, alloggio e procedure mediche delle sue dipendenti che dovessero recarsi in un altro Stato per sottoporsi ad un aborto. Patagonia pagherà anche la cauzione a tutti i suoi dipendenti che dovessero incorrere nell’arresto protestando pacificamente per l’aborto. Mentre Meta, proprietaria di Facebook e Instagram, rimborserà le spese di viaggio, «nella misura consentita dalla legge, per le dipendenti che avranno bisogno di accedere all’assistenza sanitaria e ai servizi riproduttivi in un altro stato».

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