La testimonianza del perito al processo per l’omicidio di Aldo Gioia assassinato dal fidanzatino della figlia.
Per il neuropsichiatra siamo di fronte a “due personalità fortemente disturbate”, a un caso di “follia a due”.
Sterminare la famiglia di lei e sposarsi subito dopo la mattanza, magari sulla spiaggia. Era questo il piano delirante organizzato da una coppia folle, completamente slegata dalla realtà. “Una coppia con personalità borderline”, afferma il neuropsichiatra Stefano Ferracuti.
Si riferisce a Elena Gioia e Giovanni Limata, la coppia di fidanzati irpini che nell’aprile del 2021 vennero arrestati dopo l’assassino del padre di Elena, Aldo Gioia. A accoltellarlo e a ucciderlo a tradimento, mentre dormiva nell’appartamento in Corso Vittorio Emanuele ad Avellino, fu proprio Giovanni Limata. Che la sera del 21 aprile, con l’aiuto della fidanzata, si introdusse in casa e ammazzò il suocero con 14 coltellate.
Il perito nominato dalla famiglia di Elena è stato ascoltato dai giudici della Corte di Assise di Avellino. Il neuropsichiatra ha analizzato in diversi colloqui la personalità di Elena Gioia, che oggi non era presente al processo perché impegnata nell’esame di maturità.
Per il perito i due fidanzati “hanno cooperato attivamente nella programmazione del delitto“. A provarlo ci sarebbe l’enorme quantità di messaggi tra di loro nei tre mesi che hanno preceduto l’assassino di Aldo Gioia. Ferracuti ha parlato di due giovani “fuori dalla realtà“. Quanto alla personalità di Elena, per il neuropsichiatra la ragazza, che oggi ha 19 anni, non dimostra affatto la sua età. A giudizio di Ferracuti infatti “le sue capacità di ragionamento sono poco sviluppate. È un soggetto debole e facilmente suggestionabile. Ha difficoltà a organizzare le informazioni che le vengono fornite e a utilizzarle in modo critico”.
La 19enne si è dimostrata poco aperta e collaborativa nel corso dei colloqui. Che ci fosse qualcosa di malsano si capisce dalla mole impressionante di messaggi scambiati tra i due fidanzati: “64.550 messaggi in pochissimi mesi, circa un messaggio al minuto. È chiaro che la relazione sia stata costruita assolutamente su un piano virtuale. Nella reciproca richiesta di fedeltà, impegno e costanza Limata ha proposto un’alternativa esistenziale ad Elena, a quella che era la sua famiglia d’origine”.
Per l’esperto ci troviamo davanti a “due personalità fortemente disturbate, la relazione in sé è di carattere psicotico. In psicopatologia si chiama follia a due, Giovanni ed Elena si contagiano a vicenda e si potenziano”.
Senza contare poi che dalle chat posteriori al 17 aprile, quando i due fidanzatini hanno deciso di sterminare la famiglia Gioia, i due cominciano a fare voli di fantasia assolutamente deliranti e inverosimili. “Erano così fuori dalla realtà che iniziano a pensare che qualcuno si sarebbe accorto dell’omicidio perché nessuno avrebbe più pagato le bollette. Loro pensavano davvero di uccidere tutti, di prendere lo zainetto e di andarsi a sposare sulla spiaggia“.
A settembre riprenderà il processo. Saranno sentite altre testimonianze per cercare di ricostruire con la massima precisione quanto successo prima dell’assassinio di Aldo Gioia.
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