Tre miliardi. A tanto ammonta il “conto” presentato dalla crisi idrica causata dalla siccità che assedia città e campagne.
Agricoltura in ginocchio. Coldiretti chiede al governo misure urgenti e lo stato d’emergenza, con l’intervento della Protezione civile nelle zone più colpite.
È emergenza siccità. Coldiretti lancia l’allarme, Una ondata di calore eccezionale ha messo in ginocchio l’agricoltura, portando a razionamenti e autobotti. C’è poi l’esplosione dei costi per le irrigazioni di soccorso e l’acquisto di cibo per gli animali a causa dei foraggi bruciati dal caldo torrido, i campi arsi dove i raccolti bruciano per terreni privi di acqua. Per non parlare dei laghi svuotati, del Po in secca.
Si arriva così ai tre miliardi di danni. Una cifra riportata dal Coldiretti nel suo ultimo bilancio di un anno finora caratterizzato da piogge praticamente ridotte della metà, con produzioni agricole decimate. Uno scenario aggravatosi ulteriormente con l’arrivo dell’anticiclone Caronte che ha fatto schizzare il termometro oltre i 40 gradi.
Mentre si moltiplicano le ordinanze comunali per il razionamento dell’acqua con falde sempre più basse, è necessario – afferma Coldiretti – stanziare risorse finanziarie e indennizzi per le imprese agricole danneggiate dalla crisi idrica. Ma occorre anche agire nel breve periodo per fissare le priorità nell’uso dell’acqua disponibile, dando la precedenza all’agricoltura per assicurare la disponibilità di cibo nel momento in cui, per via del conflitto ucraino, il Paese necessita di tutto il suo potenziale produttivo in campo alimentare.
Coldiretti: Draghi dichiari lo stato d’emergenza
Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini chiede dunque, oltre a misure immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione, un “grande piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo”. È la richiesta contenuta in una lettera inviata al presidente del Consiglio Mario Draghi. Davanti alla grave crisi idrica, Coldiretti chiede al governo di dichiarare “al più presto lo stato di emergenza nei territori interessati con l’intervento del sistema della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti, Regioni interessate, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica, e cooperare per una gestione unitaria del bilancio idrico”.
Più di un quarto del territorio nazionale (28%) rischia infatti la desertificazione, spiega Coldiretti. In particolare la grande sete mette in pericolo un territorio del bacino padano che da solo costituisce più del 30% del Made in Italy agroalimentare. Il Po è in secca peggio che a Ferragosto di un anno fa, mentre la siccità aggredisce i raccolti: riso, girasole, mais, soia. Ma sono colpiti anche grano, foraggi e altri cerali per alimentare gli animali d’allevamento. La carenza di pioggia colpisce i raccolti di un’Italia dipendente dall’estero per molte materie prime.
Il nostro Paese, sottolinea Coldiretti, produce solo il 36% del grano tenero necessario alla produzione di pane, biscotti e dolci. Sollo il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo. Un’autentica emergenza nazionale che, termina la Coldiretti, interessa coltivazioni ed allevamenti colpiti da una catastrofe climatica perfino peggiore di quella già terribile del 2003.